Mario Rigoni Stern
Lo conobbi con la sua opera prima, forse anche la più celebre: 'Il sergente nella neve'.
Mi è piaciuto da subito, lo scrittore intendo, non solo per la bella scrittura, ma perchè riuscivo a 'conoscerlo' attraverso ciò che raccontava, risultava simpatico quanto testardo, schietto e 'alla mano', proprio come un montanaro doc.
E poi anche lui, come me, amava la neve, a dismisura. Nonostante la neve, quella vera, la conobbe, la temette e la odiò, in Russia, quando narrò, autobiograficamente, la storia di un gruppo di alpini italiani durante quella tragica ritirata.
Se poi hai tra le mani la sua ultima opera letteraria: "Stagioni", nonostante sia un libricino che si legge in batter d'occhio, le emozioni che si provano sono ancor più tangibili.
Racconta antichi riti e vecchie tradizioni, uomini e affetti di altre epoche, alberi e animali destinati ad annunciare le stagioni, luoghi e paesaggi forse dimenticati, ma sempre carichi di ricordi.
I ritmi della natura e le storie degli uomini, stagione dopo stagione.
"Erano belle le sere estive con la luna sopra i tetti. Mi pareva di sentire le stelle e invece erano i grilli sui prati. Allora le voci del paese e della natura intorno, gli odori, i rumori, le nuvole e le luci avevano chiaro riferimento con la vita e seguivano le stagioni dei nostri giochi e del lavoro degli uomini". Un bell'articolo...
"Sergentmagiù... torneremo a baita?"
Non è la stessa casa che ti chiedeva il tuo commilitone in Russia, ma un'altra, forse avrai anche occasione di incontrarlo di nuovo.
Quando ho avuto in mano i tuoi libri mi sono sempre chiesto come hai fatto ad affrontare la vita, a viverla come l'hai vissuta tu, sempre con pacatezza e semplicità.
Per tua scelta sei sempre rimasto lontano dai riflettori, i convegni e i premi letterari ti erano indigesti. Sei sempre stato controccorente.
Spero di cuore che tu abbia trovato un ambiente a te consono, che rispecchi le tue montagne e dove avrai modo di incontrare molti dei tuoi amici e compagni d'armi, che sia un luogo di pace e serenità, te li sei meritati.
Giusto l'altro giorno io ed un amico, appassionato di natura, accennavamo a Mario Rigoni Stern, ricordandolo come maestro spirituale di Mauro Corona, grande personaggio della montagna..!
Gli scritti di quest'ultimo si avvicinano molto nello stile ed anche nel contenuto a quelli del grande scrittore, che se ne è andato in punta di piedi, come la sua neve ai raggi limpidi di una giornata d'inizio primavera....
Chi è nato ed è vissuto in mezzo alla natura, acquisisce spontaneamente equilibrio, semplicità e soddisfazione per le piccole cose, ma non è detto che riesca a trasmetterle...
Lui c'è riuscito! E' per questo che a tutti, ma soprattutto ai ragazzi, farebbe bene leggere i suoi libri... ( Il sergente nella neve, spesso e per fortuna, viene letto anche a scuola!)
C'è un pensiero, di Fernando Pessoa, che, secondo me, è adatto a ricordarlo:
"Quando l'erba crescerà sulla mia tomba, sia quello il segnale per dimenticarmi del tutto. La natura mai si ricorda, e percià è bella. E se avessero la necessità morbosa di "interpretare" l'erba verde sulla mia tomba, dicano che io continuo a rinverdire e a essere naturale".
Ho riletto da poco "Il sergente nella neve" e poi l'ho proposto a mio figlio, spero che lo legga: potrà conoscere i fatti atroci della guerra narrati con rara sensibilità da un grande Italiano. Spero che qualche "esperto ministeriale" non ne offenda la memoria come hanno fatto con Montale.
I ricordi, le tradizioni la natura sono stati motivi di ispirazione cristallina per questo grande scrittore, io vorrei approfittare di questo spazio per dedicargli, indegnamente, un pensiero che tiene conto di questi temi. Racconta di un viaggio di qualche settimana fa, ed intorno a quel ricordo di una promettente primavera ho lavorato in questi giorni di pioggia.
Petali di rosa selvatica
Viaggio nello spettacolo pirotecnico della primavera;
gli occhi fissi e inconsapevoli,
i pensieri schiavi del prossimo impegno.
Incerti petali di rosa selvatica squarciano
l'abitudine del paesaggio
e incantano i miei occhi di bimbo:
coriandoli gialli di ginestra saettano nell'aria
e ricadono a grappoli tra le foglie di un albero;
ovunque, tra il verde gravido, stelle filanti di ogni colore.
Rallento, per compiacere lo sguardo,
poi mi fermo, per nutrirmi dei freschi profumi.
In fondo alla scarpata,
sciami di petali rosa fremono come ali di farfalle.
Chiudo gli occhi,
l'eco della memoria mi rimanda i fragori
delle notti di festa in estati lontane;
brividi e ricordi realizzano il sonoro
delle scintille colorate che mi avvolgono,
e con la mano asciugo calde lacrime di nostalgia.
max
Davvero uno splendido articolo, non conoscevo Mario Rigoni Stern ma a leggere le parole del giornalista mi sono venuti i brividi per l'intensità con cui è scritto.
Di sicuro, ora, cercherà di leggere quel libro.
Caro Max,
potrei scrivere fiumi d'inchiostro per commentare la tua splendida poesia, ma costretta ad essere sintetica. Noto con rammarico che è stata sottovalutata dagli amici del blog, in realtà esprime dei concetti così profondi e ricchi di patos da stimolare in chi la legge la voglia immediata di ripercorrere gli stessi versi per più volte; è in grado di riprodurre nella mente l'immagine svanita di questi piccoli petali di fiori che cadendo giù e trascianano con loro pezzi di vita...... Grazie per regalarci di tanto in tanto la possibilità di assaporare i piccoli piaceri della vita..................
Grazie Patty!
Patty,
io ho apprezzato molto la poesia di Max, solo che mi sono complimentata con lui nel guest book, perchè volevo lasciare senza altri commenti la pagina dedicata a Mario Rigoni Stern...
"Petali di rosa selvatica" la associo sempre al mio brano preferito: " Nuvole bianche " di Einaudi.
Un abbinamento perfetto...(per me...)!
Credo, comunque, che l'abbia apprezzata chiunque l'abbia letta...