Kenya: oltre il cancello

Terza puntata: la visita alla scuola orfanatrofio di Watamu
Saranno le situazioni che vedi, le sensazioni che provi o il disagio che si tenta di motivare davanti ad uno stile di vita troppo lontano dal nostro, non so bene quale sia il motivo, ma una cosa è certa, il viaggio non finisce con il volo di ritorno. L’Africa ti rimane dentro, c’è poco da fare.

Tuttavia il Kenya non è fatto solamente di spiagge bianche, d’incantevoli safari, di villaggi spartani o dai pastori Masai, ma è fatto soprattutto di bambini. Sono ovunque, ad ogni angolo, dietro ad ogni albero, talmente tanti da non credere al loro numero.
Per molteplici motivi, tra cui il difficile sostentamento, le carenze sanitarie o la morte dei genitori, pressoché in ogni cittadina è presente un orfanotrofio.

Per la maggior parte degli spensierati turisti è però difficile prendere atto di cosa c’è oltre il “cancello”, toccare con mano tragedie e sofferenze di una popolazione costretta a fare i conti con questa cruda realtà. Io e Gianmarco abbiamo visitato quello di Watamu, ad una trentina di chilometri da Malindi. Ospitano settantatre bambini, il più piccolo ha cinque anni, il più grande dodici. Apparentemente una goccia nell’oceano, ma non è così, sono comunque settantatre bambini nutriti, istruiti e scampati ad una fine predestinata.

È una struttura coordinata da un’organizzazione cattolica inglese, ma è anche sostenuta da un paio di Onlus italiane (una famiglia era lì presente), da una signora svizzera (segue i lavori personalmente per sei mesi l’anno) e dai turisti (veramente pochi a giudicare dal libro dei visitatori).
In questo momento stanno ampliando le aule, i dormitori, la cucina, mentre qualche mese fa è già stata inaugurata la nuova infermeria.Per la natura del luogo e il contesto in cui sorge è inutile aggiungere altro, credo sia ugualmente chiaro lo stato emozionale che ha contraddistinto la nostra visita.

Ci siamo prefissi che invieremo un altro aiuto nei prossimi mesi, chi fosse interessato ad inviare un aiuto personale lo potrà fare aggiungendolo al nostro, mi farò poi carico di resocontare tale iniziativa. La struttura si chiama “God Father Centre for Needy Children” e sorge alla periferia di Watamu.
Credetemi, quel “cancello” non è poi così lontano.

Ha collaborato a questo post:


FOTO: la struttura di Watamu



3 Commenti
  1. Tania

    Sono vicende tristi ma che riempiono il cuore di gioia. Non ho visto un bambino senza sorriso. Riflettiamo ragazzi

  2. ivib

    ciao, noi abbiamo visitato la struttura a marzo 2009 in occazione di una vacanza e credimi abbiamo ancora, a distanza di un anno, il ricordo di quei bambini.
    Cerchiamo di aiutarli in qualche modo e abbiamo adottato a distanza un bambino nato a giugno.

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