
Anche questa volta il buon Gigi mi ha concesso l’onore di discettare sullo spettacolo teatrale di sabato scorso della nota attrice Melania Fiore che ha permesso, ai tanti che hanno saputo cogliere questa opportunità, di vivere una serata unica ed indimenticabile. Aveva compreso che io nutrivo una ammirazione genuina e smisurata verso questa artista e, senza neppure che glielo chiedessi, mi ha ceduto nuovamente il passo su questo splendido diario pubblico nomato Esvaso dal significato volutamente misterioso.
Sapevo benissimo che il pubblico avrebbe assistito ad una serata immemorabile. Non solo per averla già vista recitare, ma anche per gli innumerevoli attestati e premi che hanno adornato il suo curriculum artistico. Una ragazza che non ha mai percorso le facili strade lastricate da favoritismi o da trite concessioni basate sul “do ut des” ma che ha impostato la sua carriera sugli studi duri che hanno spaziato dalla laurea in arti e scienze dello spettacolo, al canto lirico, al pianoforte, recitazione, movimento scenico, educazione della voce, ecc. ecc..
Possiede una capacità ed una padronanza teatrale inusitata. Riesce a catturare l’interesse dello spettatore sin dalle prime battute, lo magnetizza con il suo sguardo penetrante, lo tiene avvinghiato alla narrazione con la sua forza attrattiva e lo rende compartecipe e protagonista, al pari di Lei. Mi ha impressionato la perizia con cui modula la sua voce variando i toni, il timbro, l’intensità. Solo una grande artista come Melania può riuscire a recitare un monologo di sessanta minuti senza un attimo di interruzione, senza cedimenti e con una intensità interpretativa da brividi.
Bastava sbirciare i visi assorti, compiaciuti e appagati del pubblico per capire che la serata aveva riscosso un successo strepitoso. Un vero tripudio accompagnato da applausi fragorosi. Tutti a riversarsi intorno a questa attrice per congratularsi, per stringerle la mano, per ringraziarla della meravigliosa serata che ci aveva regalato. Ma anche sul volto di Melania si poteva scoprire la commozione per l’affetto che noi Le abbiamo dimostrato.
Un vero unisono che mi ha fatto sovvenire quello che le diceva il suo maestro e mentore Mario Scaccia: "Recitare è un atto d'amore".
Remo Ponzini