Giannino, maestro di vita

Insegnava non solo a scuola, ma è stato cultore delle più profonde tradizioni del nostro Appennino
È un nemico che ci insegue, non ci dà il tempo di riflettere, di realizzare ciò che sta accadendo. Non basta nascondersi in casa per tenerlo fuori dalla porta, questo stramaledetto virus riesce ugualmente a sconquassare l’animo a chi pensa di essere apparentemente al sicuro, senz'altro dall’infezione, ma non per ciò che può provocare a noi testimoni.

Un’altra brutta notizia mi è arrivata ieri sera tardi, in questo mio ventiduesimo giorno di quarantena: “Anche il Maestro Giannino Agazzi”. Non c’è più bisogno di aggiungere altro. A questa maledetta consapevolezza, purtroppo, ci stiamo abituando tutti. Sono giorni così, finché tutto passerà.

È salito sulla cima del Pennino e lì resterà. È così che voglio immaginare quest’ultima privazione che Bedonia ha subito. Non c’è altra visione per raffigurare quest’ultimo sentiero montuoso percorso da Giannino. Un binomio assoluto e inscindibile. Conoscitore e amante dei nostri monti e di tutto il nostro Appennino. A dismisura. È stata la prima guida escursionistica quando le guide ancora non esistevano.

Solo qualche giorno fa scrivevo che questa pandemia ci sta portando via, giorno dopo giorno, "pezzi" importanti del nostro patrimonio di saggezza, cultura e valori.
Giannino, oltre a diffondere a centinaia di ragazzi l’amore per la montagna e a insegnare il rispetto dell’ambiente, un’opportunità che gli era stata congeniale in occasione dei campeggi parrocchiali sul monte Penna, si è dedicato a piene mani alla trasmissione ai posteri delle nostre tradizioni contadine e alla preservazione del dialetto locale.

Giannino, già negli anni settanta, aveva fondato, insieme ad un gruppo di amici, tutti cultori del nostro prezioso passato, il gruppo culturale “Val Zirana”, con la pubblicazione di diversi libri basati su usi, costumi, modi di dire, parole dialettali, poesie e tradizioni del nostro trascorso contadino. L’ultima sua pubblicazione risale al 2014, la scrisse assieme al suo mentore Sara Raffi Lusardi, portava il titolo: “É parolle di nostri vecci”, una traduzione dei modi di dire bedoniesi all’italiano.

Non ho dubbi a considerare che le sue poesie, i suoi saggi ricordi, le innumerevoli escursioni, accompagnate da aneddoti e leggende, emozioni e suggestioni, resteranno parte fondamentale del patrimonio culturale della nostra terra. Sono altresì convinto che nelle nostre prossime escursioni al Penna, al Lago Bino o al monte Nero, dentro le albe e nei tramonti, negli autunni carichi di colori, raccogliendo i mirtilli o guardando un albero secolare, ci sentiremo ancora in compagnia del suo piacevole bagaglio fatto di cultura, come se la nostra “guida” continuasse a raccontarci quei luoghi con la stessa passione, gli stessi valori, lo stesso amore misto alla magia.   
La presentazione del suo ultimo libro


23 Commenti
  1. Antonio Mortali

    Se ne è andato anche lui. Lui che ha insegnato la bellezza della natura a centinaia di bambini e ragazzi ormai adulti, antesignano delle guide ambientali, che ha fatto conoscere le nostre valli a bedoniesi e parmigiani. A lui e a mio padre devo la passione per la natura e per la mia professione di forestale e di guida. Quanti giri per i monti insieme, mio padre fotografo di diapositive e lui botanico, quante serate a catalogare le foto per le serate bedoniesi aperte al pubblico. Sfogliando adesso l'enorme archivio fotografico di mio padre, mi è comparsa la foto di quando, nel 1954, lui, mio padre sedicenne e Fortunato, partirono per un trekking di più giorni sulle vette del Penna e del Maggiorasca. Erano gli albori dell'escursionismo in valtaro, l'inizio di una passione che hanno saputo trasmettere a tanta gente. Buon viaggio, Giannino...

  2. Fabio Mallero

    Giannino Agazzi era la persona che accompagnava le escursioni dei campeggi della parrocchia bedoniese (e tanti altri ) e spiegava di piante, di nomi, di etimologie, di flora di fauna, di ere geologiche, di pietre, di leggende popolari sparse nelle valli del Taro e del Ceno, nascoste nella Foresta del Penna.

    Un insegnante instancabile, preciso, amorevole. Il suo Sguardo e la sua Parola aprivano i nostri occhi sulla Natura e ne disvelavano i ricordi celati in essa da Cultura.

    Guida nei nostri percorsi era colui che disvelava il Meraviglioso nascosto nel Quotidiano, la Saggezza nel Selvatico, la Provvidenzialitá nel Caso.

    "... Lascialo andare, per le Tue Montagne..."

  3. Claudio Agazzi

    Un gigante

    Un gigante in tutto, nel sorriso, nella sapienza, nella gentilezza.
    L'ho incontrato ad agosto scorso. Fuori dalla basilica di San Marco. Non so come mai, ma si ricordava sempre di me e il suo saluto non era mai un momento frettoloso ma una chiaccherata, un sorriso. Un'allegria soave che difficilmente capita, forse mai.

    Sapere che c'era infondeva sicurezza, sapere che c'era ancora qualcuno che incarnava l'anima della nostra terra, della nostra Bedonia.

    Seguirlo lungo i sentieri durante i campeggi estivi sul monte Penna era come essere trascinati da dalla forza del vento ma con la sicurezza che ti potevi lasciare andare.

    Sono stato a casa sua tantissimo tempo fa. Una casa dove respiravi tutto Giannino, con la sua bellissima compagna di vita. Era una visita per la benedizione delle case, io facevo il chirichetto per Mons. Giuseppe Squeri. Ho poca memoria ma quel giorno me lo ricordo benissimo.

    Ho tutti i suoi libri. I libri che citi del Val Zirana. Testi stupendi pieni di amore e di voglia di tramandare. Non so. Non so più quante persone rimangano di quella Bedonia, credo pochissimi.

    Siamo molto ma molto più poveri.

    Un abbraccio alla moglie e alle tre figlie. Persone stupende anche loro. Sempre un sorriso. Sempre la simpatia. Sempre come Giannino.

    Mi mancherai e ci mancherà.

    Claudio

  4. Dolores

    Me lo ha comunicato don bruno nel nostro gruppo... Scopolo mio... questa mattina. Un tuffo al cuore... Un magone infinito x un uomo che nemmeno conoscevo... ma che ho imparato ad apprezzare ed ammirare solo... purtroppo... attraverso gli scritti di Gigi... e mai mai di persona!

    Quanto ho desiderato di conoscerlo...!!! Sarebbe stato un grande onore x me.... E sarà un rimpianto... L'ho intravisto un anno fa... seduto a tavola del ristorante di Reghitto a Ponte Ceno con tutta la sua famiglia... Era felice... Don Bruno che pranzava con me e mio marito... È andato a salutarlo... ed io non ho avuto il coraggio di disturbare a presentarmi, ma potergli stringere la mano con ammirazione... sarebbe stato come vincere il 1' premio... voglio immaginarlo seduto ad una scrivania... vicino a Sara Raffi Lusardi (altro pilastro dei nostri monti che non ho fatto in tempo a conoscere) intenti a scrivere sulla nostra terra e consapevoli che il loro passaggio terreno... ha lasciato il segno indelebile nel cuore delle nostre verdi valli... Buon viaggio

  5. GIAN GIUSEPPE GALLUZZI

    Ciao Giannino,
    era tanto che non ci sentivamo o parlavamo insieme come anni fa, io con i miei problemi e tu con i tuoi, purtroppo per entrambi dovuti al passare inesorabile degli anni, oggi dentro me si stacca un'altro pezzetto di cuore nonostante questa mia assurda malattia mi renda esternamente poco sensibile e quasi afona...

    Mi spiace non poter essere vicina a Dina e alle tue splendide figliole, ma sappi che se potessi vorrei stringerle e magari insieme versare qualche lacrima in tuo ricordo, anche perché ne avremmo tantissimi, sia da giovani come da adulti alcuni dei quali sono ancora vivi nelle menti dei miei due figli, nonostante anche per loro siano passati diversi anni...
    Eterno Riposo amico mio. A nome e per interpretato pensiero di mia mamma, Carla Contini

  6. Monica Agazzi

    Mentre leggo cio che avete scritto...e piango, penso al grande affetto, considerazione, partecipazione che tutti ma proprio tutti, avete dimostrato e state dimostrando nei confronti di "Giannino il maestro". È per noi, di immenso conforto in questo momento di buio profondo. Grazie di cuore!!

  7. E. Mazzadi

    Arrivederci Giannino,
    maestro di tutti, guida delle guide.

    Giannino, se te ne fossi andato in un periodo normale, sarebbe arrivata gente da ogni angolo delle valli per salutarti, per un enorme abbraccio.

    Se te ne fossi andato in un periodo normale, oggi saremmo corsi sul Pennino per leggere le tue leggende della Regina delle Nevi e dei gemelli Taro e Ceno, per cercare un po’ di consolazione.

    Ti conoscevo fin da piccolo: a volte, la domenica, il papà ci portava a casa tua: “andiamo da Giannino di Rio Merlino”. Qui avevi costruito un’oasi, con tua moglie Adina (nostra prima insegnante di informatica alle elementari) e le tue figlie Monica, Chiara e Silvia che sarebbero state nostre educatrici al campeggio.

    Arrivavamo guadando il ruscello, passando di fianco al mulino di tuo padre, che attingeva acqua dal Rio Merlino e dal Rio di Bössi: ci avevi spiegato che poco più a valle i due rii, unendosi, formano il torrente Pelpirana. Ci accoglievi sorridente e ci facevi vedere le tartarughe o un fiore appena sbocciato.

    La tua casa: un nido con una libreria stracolma come ingresso.
    Il tuo giardino: un orto botanico. Una delle ultime volte, hai dato i ciclamini a mio padre: oggi ne ho trapiantati una parte a casa mia.
    Hai seminato tanto, per questo i tuoi semi continueranno a germogliare.

    Avevamo 11 anni e tu compari al campeggio parrocchiale per un giorno, ci guidi in una camminata e riesci nell’incantesimo di fare innamorare della Natura una generazione di ragazzini indisciplinati.

    Eri di una umiltà incredibile: hai donato il tuo sapere a chiunque ti chiedesse un aiuto, ma raramente il tuo nome è comparso sulla copertina di pubblicazioni. Nel 2010 ti ho disturbato più volte per la carta dei sentieri di Bedonia: con la lente individuavi i luoghi in cui mettere i nomi dialettali delle frazioni e i punti di interesse.

    Non eri geloso delle tue scoperte, anzi: volevi che tutti conoscessero, per tramandare e preservare.
    Come quella sera che ad Agosto 2013 ti chiamo per chiederti alcune cose sulle Rocche di Drusco (eri stato tu per primo ad individuare il sito archeologico negli anni ’70). Per “spiegarmi meglio” la mattina dopo partiamo alle 6.30 e stiamo in giro 7 ore.. 82 anni appena compiuti, ma ci tieni a far conoscere (quasi fossero dei tuoi amici) il Faggio di Revoleto, ogni fiore, ogni sasso, scavalchi pure due recinti per ritrovare la “Fontana Pinola” sopra il Lago de Purinà.

    Conoscevi ogni anfratto delle nostre valli: avevi quasi l’aura di un druido celtico, di chi con la Natura ha una connessione speciale. La forza della frase “questo è un tempio della Natura”, per ammonire uno di noi ragazzini che aveva spezzato un rametto alla Tana del Monte Nero.

    Il tuo stile e il tuo sorriso serafico erano come una carezza per chi ti seguiva. Generazioni di valligiani hanno iniziato ad amare la natura attraverso di te: la forza dell’esempio.
    Tutte le volte che facciamo un sentiero pensiamo e penseremo sempre: "se ci fosse Giannino, quante cose ci farebbe scoprire".

    Arrivederci Giannino, ti incontreremo in ogni fiore… Ora starai organizzando nuove escursioni, con gli angeli che già preparano zainetto, cappellino e borraccia. Quanto li invidiamo, quegli angeli!

  8. Monica

    Fosti poesia del vivere. Fosti maestro di parola. E di pensiero. Fosti severo, ma di una severità autorevole, anche se spesso noi, giovani e irrequieti, non capivamo che in realtà tracciavi per le generazioni future la via del vivere da giusti. Solo crescendo l'ho capito. E solo voltandomi indietro l'ho compreso. Sapesti essere gentile, buono, altruista, comprensivo, arguto, profondo. Fosti colto, sagace, curioso. Fosti guida esemplare. Avevi la capacità di incantare grandi e piccini. E indubbiamente fosti di un'onestà intellettuale che difficilmente ritroveremo in questa e finanche nella prossima vita. Quanta passione avevi Giannino: che fosse un bulbo di ciclamino da interrare o uno scritto alto da consegnare alle tipografie, poco importava... in tutto ciò che toccavi, qualunque fosse la sfida che accettavi, in quell'impresa tu mettevi la stessa, incondizionata, immutata dedizione. Eri l'anziano capace di guardare il mondo con gli occhi di un bambino, ma di raccontarlo poi con la saggezza di chi ha percorso quasi un secolo d'Italia. Ho avuto l'onore di darti del tu. Ho avuto il privilegio raro di frequentare la tua casa. E ho avuto l'immensa fortuna di poterti interpellare per i miei umili scritti, irrompendo nel tuo quotidiano con la frenesia di chi corre e non si ferma. Sì, è proprio vero: la nostra terra, le nostre montagne e il cielo sopra Bedonia hanno perso il loro cantore. Abbiamo perso il poeta delle piccole cose che diamo per scontate, ma che sono tutte insieme il patrimonio di una comunità. Abbiamo perso la nostra memoria storica. Abbiamo perso chi poteva raccontarci una favola delicata, spiegarci l'origine di una parola, raccontarci la meraviglia di un fiore o il perché del luccichio di un lusotto. Mancherai, Giannino. Mancherai. Ma se avremo fatto tesoro dei tuoi insegnamenti, allora forse... tra le fronde dei faggi, lungo i rii e i torrenti e nella pace dei sentieri che s'inerpicano fra i nostri monti, giungerà come un dolce sospiro e una fugace carezza la tua voce gentile. E i tuoi infiniti insegnamenti. Basterà saper ascoltare.


  9. Silvia Agazzi

    Non è mai il momento giusto per lasciar andare una persona che si ama profondamente.
    Il covid ci ha portato via tanto ma ci ha anche insegnato una cosa: non siamo soli.
    Non sono sola nel mio dolore anche se costretta a stare chiusa in quarantena in una stanza per la paura di contagiare le mie ragazze o il mio gianluca...io, le mie sorelle e mia mamma, ognuna in città diverse, non ci siamo mai sentite così vicine... e questo grazie all'amore di e per mio padre.
    Noi non siamo sole.. in questo momento buio siamo state travolte da una valanga di luce fatta di messaggi di affetto, amore, dolore, stima... questo dimostra che facciamo tutti parte di una grande comunità.
    Grazie a tutti di cuore, Silvia.

  10. Fabio

    Gli avevo fatto visita a casa poco tempo addietro, sapevo che ultimamente non era stato bene ma poi si era ripreso per cui ho avuto il desiderio di rivederlo. E' stato come ogni volta uno dei colloqui più belli, di quelli per i quali il tempo vola e probabilmente avevo esagerato ma è l 'unica volta che non sono pentito di averlo fatto. Chi è stato, cosa rappresentava e quanto era amato e considerato da tutti è già stato detto compiutamente da chi ha scritto prima di me, dico che perdere Giannino è stato come perdere un familiare dei più cari. Un abbraccio INFINITO, soltanto rimandato per ora, alla moglie, alle figlie e a tutti suoi familiari.

  11. Maria Pia

    E dietro Lei, donna, moglie, mamma, maestra forte intelligente discreta. Ha saputo sempre star dietro, ma non per nascondersi! Semmai per proteggerlo, spronarlo, aiutarlo e sostenerlo. Adina che ascoltava sorridendo poesie, racconti, leggende e tutto ciò che lui sapeva sempre con affetto e attenzione, trasformando tutto con un pennello in disegni che sembravano proprio come le poesie di Giannino, delicati, colorati, discreti. un abbraccio con tutto il cuore a Maria Pia ad Adina, Chiara Monica e Silvia

  12. ANDREA SERPAGLI

    Ieri se n’è andato un maestro. Di professione, e di vita. Una guida sicura ed esperta: di sentieri che attraversano l’Appennino, e della vita stessa. Un amante sincero, e profondo conoscitore, di quelle montagne fra cui era nato, nonché uno studioso appassionato della storia delle genti che le hanno abitate, dei loro linguaggi e stili di vita.
    Un amico, fin dai miei anni di liceo, quando con lui, Sara, Giuliano e tanti altri si animavano le attività del “Val Zirana”. Una amicizia che si protrasse nel tempo, fra passeggiate, attività varie (fra cui “Due Firossi” al mitico Cinema Orfeo), pubblicazioni e tante, tante belle chiacchierate. Si condivideva la passione per la natura; l’ambiente, la botanica. L’amore per le montagne, il dialetto e la cultura locale. Poi la vita mi ha portato altrove ma non mancavo, ogni tanto, di fargli una visita, nel suo piccolo regno a Rio Merlino. Sempre a vangare e zappare il suo orto-giardino; sempre a sperimentare cose nuove. Negli ultimi anni lo ho visto poco; colpa mia e me ne rammarico. Giusto prima di Natale ho chiesto di lui alla moglie Adina, che mi confermava che non era poi cambiato molto, sempre pronto a farsi una passeggiata e, naturalmente, sempre in testa al gruppo.

    La tua cortesia e modestia, nonché sapienza e rigore, fanno di te Gianni, un vero gigante, che sarà impossibile dimenticare e che mancherà molto alle nostre valli. Rattrista, davvero, il non poterti accompagnare per l’estremo saluto ed il saperti affrontare da solo quest’ultimo percorso che, non ne dubito, sosterrai col solito piglio e passo spedito. Non mancherò di venirti a visitare al cimitero appena tornerò in valle, assieme ai tanti altri Bedoniesi spazzati via da questo assurdo tsunami che sta cambiando la fisionomia delle nostre valli e la cui genesi, ne son sicuro, tu identificheresti in quegli stessi squilibri che hai combattuto durante tutta la tua vita.

    Possano i Cherubini e Serafini che già ti stanno ospitando, gioire delle stesse gioie di cui tu ci hai reso partecipe. Che la terra ti sia lieve, caro Gianni. Non mancare, anche da lassù, di continuare a guidarci ed assisterci. Condoglianze sentite a tua moglie Adina, assieme a Monica, Chiara e Silvia e relative famiglie.

  13. Claudio M.

    Andrea, che bei tempi gli anni settanta quelli dei firossi organizzati dal gruppo val zirana, quando noi giovani apprendevamo da Sara, Giannino, il dott. Musa, Giuliano i tesori del dialetto bedoniese calati poi nel 1979/80 nei libri come "Anima di una montagna", scritto a tante mani, tra cui le tue, quelle di Sergio Raffi, Giannino, Sara, Flaminio e altri. Ma il libro scritto dal solo Giannino fu: "O' vertu una purtissa" (ho aperto una chiudenda) e lì c' è tutto Giannino ...e... Adina che ha illustrato mirabilmente la copertina del libro.
    Loro due (che si conobbero in pianura dove Giannino insegnava e poi si sposarono alla chiesetta della Cisa, davanti al curato don Giuseppe Ferrari) tennero sempre aperta la loro purtissa della casa di rio merlino, a tutti. Sia che ospite fosse Rumiz, il giornalista, sia che fosse un vicino di Sopra San Marco...
    Ti sia lieve l'erba e l'arnica di cui mi parlavi... nei campi del cielo, caro Giannino.
    Proteggi Adina, le tue figlie e i numerosi nipoti che tutti abbraccio.
    Claudio M.

  14. Donatella Soracchi

    Maestro di vita e di valori veri ed unici... un diminutivo come nome ma in realtà un grande uomo.
    Mi unisco al dolore dei familiari ed abbraccio soprattutto Monica, la mia cara collega...
    Ciao Giannino, questa volta il tuo viaggio non avrà ritorno quaggiù, ma ti porterà lassù tra gli angeli dove avrai pace!!!

  15. Piero Rizzi Bianchi

    Se è vero che la scomparsa di ognuno di noi, in qualche maniera, può essere una perdita, è ancor più vero che quella di alcuni, sia per meriti personali, sia in relazione ai luoghi e ai periodi, spalanca un vuoto che non può veramente più essere colmato. E' questo precisamente il caso di Giannino Agazzi, per la Bedonia di questi anni '20 del XXI secolo: che da ieri è più povera, e lo è in modo irrimediabile.
    Purtroppo, quando la sana e vera Tradizione s'interrompe o si sfilaccia -com'è avvenuto più o meno ovunque, Bedonia non certo esclusa- i suoi più autentici e superstiti rappresentanti sono due volte preziosi; e la comune coscienza che mai più nasceranno persone così le circonfonde di un'aura e di un rispetto quasi sacrali. Ne sono una testimonianza viva e pulsante -oltre all'esposizione del bravo Gigi, incisiva ed accorata- i bei commenti che numerosi sono arrivati, mettendo in luce qualità ed attività del Nostro, e che ho letto con partecipata emozione.

    Giannino era il classico detentore del genius loci, di un sapere raro e in parte misterioso, che si raggiunge solo con una perfetta armonia fra il pensiero e l'azione: eppure, in solo apparente contraddizione con questo ruolo che lo elevava, di lui mi hanno sempre colpito l'attitudine alla semplicità, alla verità insita nelle cose, e un amore alla vita tanto profondo quanto concreto.
    Ho avuto la fortuna di conoscerlo per escursioni fin dai campeggi del Penna, ma posso dire di averlo veramente "riscoperto" più avanti, e di averlo apprezzato appieno in varie visite che in epoche diverse, anche negli ultimi anni, ebbi il privilegio di poter fare al suo ameno "ritiro" sulle prime pendici del nostro Pelpi. Negli anni, la nostra conoscenza si era così ben affinata, che paradossalmente il ricordo più bello che ho di lui è al telefono, in uno scambio d'opinioni e di auguri per l'inizio del 2019: un quarto d'ora, in cui ci lanciammo sempre più convintamente in una disamina spietata del mondo moderno: e quale non fu la mia gioia, quando, al termine della simbolica galoppata, sentii palpabile il suo entusiasmo: "Grazie, Piero! E' difficile che mi sia trovato mai concorde con qualcuno come con te quest'oggi!"

    Ora riposi sulle altezze, caro Giannino; proprio come quando, giunti in vetta al monte Penna, ci si lascia andare alla contemplazione del panorama che è ai nostri piedi... Senza dare a queste mie parole alcun senso pagano, sono fermamente convinto che la natura tutta circostante la nostra Pieve, o meglio ancora la tua Rio Merlino, stia piangendo la tua partenza: proprio come anch'io ho fatto, ieri mattina, leggendo che mai più avrei avuto il piacere dei tuoi umanissimi modi e della tua conversazione, in cui quasi ad ogni parola mi era dato di scorgere il deposito di una saggezza profonda e antica.
    Ricevi il mio abbraccio in delicata e fraterna amicizia!

  16. Marco Moglia

    Caro Maestro,
    mi ricordo quando ci accompagnavi sul Pennino, sul Maggiorasca e sulle altre cime che tanto amavi, ricordo le conversazioni sulla botanica del nostro appennino e quelle sul dialetto bedoniese; ti stavo appiccicato perché ogni tua parola era una perla di saggezza.
    Ma un ricordo, uno in particolare, si è stratificato nella mia memoria: durante un'escursione ti sei chinato e hai raccolto un fiore che giaceva a terra con lo stelo spezzato, ti sei rivolto verso di me e, quasi anticipando la mia domanda, mi ha detto: "E' una Polygonum bistorta".
    Da allora la riconosco sempre e mi torna alla memoria quel piacevole momento.
    D'ora innanzi ogni volta che la incontrerò sui miei passi per me sarà "il fiore di Giannino".
    Grazie Maestro.
    Marco Moglia

  17. Renato Cavazzini

    Grazie Giannino,
    in questa mattina di confinamento a Parigi penso a tutte le belle escurzioni che avevamo fatto conte quando eravamo in estate a Bedonia.
    Per sempre mi ricorderò, nel 2007, quando partendo da Bedonia di notte, siamo andati sul Penna per i 70 anni della Madonna di San Marco sulla vetta del Penna.
    Giannino mi hai fatto conoscere e amare ancora piu' i monti della Valtaro/Valceno e le loro storie.
    Grazie, grazie Giannino et buon viaggio.

  18. Monica Agazzi

    Chiedo cortesemente, da parte della mia grande famiglia, a tutti coloro che potranno di ritrovarci uniti nella preghiera: mercoledì mattina ore 10, quando il mio caro papà, verrà portato al cimitero per la benedizione. Una preghiera che sarà estesa anche a sua sorella Maria e suo marito Bruno che sono scomparsi la settimana scorsa, oltre a tutte quelle persone che ci stanno lasciando nel silenzio. Grazie

  19. Chiara

    Un piccolo ricordo, scritto da mio figlio Federico.

    se guardo
    dove cala il sole
    io vedo
    la tua ombra ricurva
    le tue mani gelate
    avvolte sul bastone
    sulla stufa
    che arde
    e su quella montagna
    solo i passi e il silenzio
    le parole più vere.

  20. Alberto Chiappari

    Ho conosciuto Giannino nel ’73 al mio primo campeggio. Avevo nove anni ed ero la mascotte del campeggio perché se non ricordo male, insieme a Roberto, ero il più piccolo e lì solo perché al seguito di mio fratello.
    Negli anni l’ho conosciuto meglio e posso dire che mi abbia onorato della sua amicizia anche se, naturalmente, oltre trent'anni di differenza si facevano sentire. Forse è stato il primo adulto a dirmi di dargli del tu (allora il lei si usava davvero, non come adesso) ed io ne ero molto orgoglioso.
    Anch'io come Marco trotterellavo e forse un po’ sgomitavo per stare vicino a lui nelle escursioni ed imparare nomi difficili di piante e storie fantastiche del nostro territorio (ma chi raccontava, oltre lui, del diavolo Bergniffe?).
    Che sia stato un “maestro” a tutto tondo mi sembra lo dicano tutti perché questa era la sua intima vocazione, sia nell'insegnamento vero e proprio sia in tutte in tutte le occasioni in cui incontrava la gente. Un maestro mai arrogante, mai pieno di se, un maestro che sapeva imporre il suo ruolo in modo naturale.
    A modo suo era un intellettuale ma contemporaneamente un uomo del popolo, profondamente radicato nelle sue tradizioni mai rinnegate.
    Mi sembra avessimo due caratteri simili. A volte si chiudeva, a volte era capace di intrattenere e far ridere un'intera sala cinematografica o un intero pullman.
    Due aspetti mi sembra ancora non siano stati ricordati: il suo impegno a tutto tondo per la comunità; la sua profonda fede.
    Giannino è stato impegnato nella sua comunità non solo a favore della diffusione della cultura popolare o nell'educazione ambientale ma è stato anche amministratore comunale, volontario nella Croce rossa e in parrocchia.
    Per quanto riguarda la sua fede, che ricordo limpida, non credo che il suo amore per la natura e per la sua comunità possano essere disgiunti da una totale adesione ai principi evangelici che lo hanno sempre ispirato.
    In ultimo vorrei fare una proposta. Non sarebbe bello intitolare alla sua memoria il sentiero che da Bedonia giunge al monte Penna passando per l’Orocco? Il sentiero “Giannino Agazzi” mi sembra suoni proprio bene.

  21. Don Lino Ferrari

    A Giannino Agazzi

    Ciao Giannino. Quanto ti sentiamo vicino in questi giorni!
    D’altronde noi credenti sappiamo che i morti non esistono: esiste la morte, che spegne il respiro e ferma il battito del cuore, ma siamo certi che i nostri cari sono viventi nel Signore.

    Tanti hanno scritto di te, con espressioni, sfumature e sentimenti, rivelatori di una gratitudine profonda, per essere stati contagiati da “virus benefici”, che nel corso della tua vita hai diffuso, per appassionare alle cose belle che la natura ci offre e al bene, che dà senso all’esistenza, prima che un virus malefico ti ghermisse, quando già il tuo corpo era stremato per l’accumularsi di tanti malanni.

    Nel corso della vita non hai mai messo te stesso al centro; avevi come guida la Parola: C’è più gioia nel dare che nel ricevere. In tante occasioni ho avuto la sensazione di renderti felice, chiedendoti una collaborazione: far da guida durante i campeggi sul Penna, o in qualche escursione del Gruppo Vocazionale, dare una mano per una rubrica dell’Araldo, o un’iniziativa del Seminario.

    E proprio al Seminario, di cui con gratitudine ricordavi di essere stato alunno per alcuni anni, hai dedicato la tua ultima fatica: un libretto di presentazione del Parco, che ci eravamo proposti di presentare e pubblicare nella prossima estate.

    Ma come prete amico non posso sottacere la tua fede, mai ostentata, ma genuina, profonda, testimoniata dallo stile di vita, e la devozione alla Madonna di San Marco: quante messe, quante visite al Santuario con l’inseparabile Adina e con Chiara, Monica e Silvia, finché non hanno formato le loro famiglie!

    Quando a casa ti ho portato l’ultima comunione, il corpo era già privo di forze, ma lo sguardo si è ravvivato, quasi a manifestare la gioia dell’incontro con il tuo Signore e per chiedere forza a salire il Calvario, dove hai già celebrato, in anticipo, la tua Pasqua.

    In questo tempo così strano, irreale, ci mancherà anche una celebrazione solenne di saluto, per dirti il nostro grazie.

    “Faremo festa sul Penna questa estate”, mi ha detto Adina.

    Si, lassù ci sarà posto anche per quanti non lo avrebbero trovato all’interno della nostra chiesa e ci sembrerà di sentire più forte la presenza di Monsignore, di Don Giuseppe, di Angelo, di Fortunato… e di cantare ancora insieme, attorno al falò:

    Al cader della giornata, noi leviamo i cuori a Te,
    Tu l’avevi a noi donata, bene spesa fu per Te.
    Te nel bosco e nel ruscello, Te nel monte e Te nel mar,
    Te nel cuore del fratello, Te nel mio cercai d’amar.

    Ad-dio, Giannino. Arrivederci nella Casa del Padre, verso la quale tutti siamo incamminati.

    Don Lino

  22. L. Agnetti

    Un proverbio africano, molto in vaga in questo momento, recita:
    “Quando muore un anziano è come se bruciasse una biblioteca”

  23. Rossana Rossi

    Giannino ricordi bei giorni al campeggio? Mi davi del maschiaccio ei dicevi che la mia nonna giuseppina Federici era stata la tua insegnante? Quante serate attorno al falò.... una cosa ti chiedo lassù in paradiso quando vedrai il curato salutalo per me.
    Con affetto Rossana

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