Il gelato di Santa Maria

Un gelato artigianale preparato come si faceva agli inizi del Novecento
Per nostra consuetudine, il gesto di gustarsi un buon gelato, appartiene all’estate, alle calde giornate afose, mentre in passato, perlomeno fino ai primi decenni del ‘900, era una prerogativa solamente invernale. Il motivo era strettamente collegato alla presenza del ghiaccio in natura, il quale veniva poi conservato in blocchi in luoghi freschi e lontano dalla luce per rallentarne lo scioglimento.

A Santa Maria del Taro, ormai da qualche anno, è stata ripresa l’antica usanza di preparare il gelato artigianalmente. L’idea è venuta alla locale Pro Loco -ovvero persone che amano il proprio paese- con l'allestimento della “Festa del gelato artigianale”, in pratica viene prodotto un gelato con le stesse tecniche utilizzate cent’anni fa, così come lo sono gli ingredienti e il procedimento, compresi alcuni caratteristici arnesi in rame provenienti dall’antica osteria dau Pitìn.

Tutto inizia con l’approvvigionamento del ghiaccio, in questo caso “raccolto” lungo il torrente Incisa (oltre la quota di 1.000 metri s.l.m.) nei giorni precedenti la manifestazione. Poi, come un tempo, inizia la lavorazione. Per prima cosa si procede con la rottura dei “candelotti” di ghiaccio per mezzo di un martello in ferro e una volta spezzettati vengono introdotti in un recipiente assieme a del sale, soluzione di due componenti che abbatte la temperatura fino a circa -20 gradi.
All’interno del contenitore c’è poi una sorta di sifone in rame che va ad accogliere la miscela liquida del gelato, i cui ingredienti sono riferiti da Ruggero e Paolo, due dei gelatieri: “La ricetta è semplicissima e tradizionale: latte, uova, zucchero… un granello di vaniglia, una manciata di fecola e infine un po’ di panna”. Ovviamente, i pezzi di ghiaccio e la miscela del gelato non vengono mai in contatto tra loro.

Da quel momento inizia poi la mantecatura manuale, roteando energicamente il cilindro per far sì che il liquido, per forza centrifuga, vada a cristallizzarsi sulle pareti congelate del sifone, e da lì essere poi staccato e rimescolato con un lungo cucchiaio di legno. Un procedimento laborioso che si protrae per circa due ore o almeno fino alla consistenza richiesta.

Un processo davvero affascinante e ancestrale, che è più semplice da vedere che descrivere, per questo allego il video in cui si scorge l’ultima fase della preparazione. Sabato sera l’ho anche assaggiato e qui diventa sì complicato descriverne la consistenza e il gusto, ma soprattutto la gradevolissima sensazione di poter assaporare un gelato come si faceva un secolo fa.

Video: l'ultima fase di lavorazione


Tutte le fasi di produzione del gelato



4 Commenti
  1. Marino

    Uno dei momenti più tristi della mia gioventù è stata la chiusura della gelateria di Santa Maria, in essa veniva prodotto un gelato buonissimo, mia nonna me lo comprava sempre da bambino e non dimenticherò mai il suo gusto leggero a metà tra un gelato ed un sorbetto, in estate venivano prodotti anche ottimi ghiaccioli artigianali che io mangiavo a dozzine, bei tempi.

  2. Stefano Podestà

    La bellezza delle cose semplici, grazie per questa bellissima testimonianza.

  3. Franca Vignali

    Complimenti, sempre molto interessante leggere i tuoi racconti sulla nostra meravigliosa valle!

  4. Benedetta

    Testimonianza preziosa e rara ai più, grazie per condividerci questi racconti, sono parole che regalano immagini di momenti preziosi in cui racchiudere il vero senso delle cose; l'essenzialità della materia prima e il reale mutare delle stagioni.

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