Restaurata la pala d'altare
Il capolavoro, olio su tela, è opera di un artista probabilmente di scuola genovese del secolo XVI. Da un cartiglio posto alla base risulta infatti che il committente, D. Zeno Ferrari, cittadino di Compiano e arciprete di Bedonia lo volle realizzato nel 1559. L’opera denota l’anonimo pittore come dotato di ottime ed aggraziate qualità espressive, con uno stile decisamente rinascimentale che dona ai personaggi imponenza unita all’eleganza propria della cultura classica.
La cromia forte ma contenuta, come si addice alle migliori opere cinquecentesche, dona al dipinto un accentuato vigore espressivo. Su un paesaggio, illuminato dal sole al tramonto che tinge di rosa alcune nuvolette vaganti, si stagliano i personaggi: la Vergine, nelle sembianze di una solenne matrona, tiene sulle ginocchia un vigoroso Bambino, ed ha ai lati S. Antonino nell’atteggiamento di un nobile giovane armato di elegante corazza e S. Pietro. Più in basso, sulla sinistra, è effigiato il committente Zeno Ferrari.
La preziosa pala dopo mezzo millennio di vita era giunta al collasso, già caduta dalla sua collocazione verso il 1960 e grossolanamente restaurata, tanto da indurre in errore i critici recenti, che le ritenevano opera di un maldestro imbrattatele, si staccò dalla sua ancona il 17 agosto del 2001, precipitando sugli stalli del coro e restando deturpata da un ampio squarcio.
A distanza di due anni il dipinto, era reso ormai illeggibile a causa della polvere, del fumo delle candele, e dell’azione corrosiva del tempo è ritornato ora alla primitiva chiarezza che ne denota la bellezza ed il valore artistico.
Questo in sostanza quanto ha espresso il Direttore dei Beni Culturali della Diocesi di Piacenza Bobbio, Mons. Domenico Ponzini, dopo che Filippo Dell’Amico ha scoperto la pala ritrovata ed il parroco Don Pietro Testa impartito la benedizione.
La realizzazione è infatti stata possibile attraverso la collaborazione fra la Soprintendenza dei Beni Artistici e Storici di Parma, l’Ufficio dei Beni Culturali della Curia di Piacenza, il Presidente Filippo Dell’Amico che, con forte sensibilità artistica, oltre che con una tenace e paziente opera di sensibilizzazione, a suo tempo aveva segnalato la preziosità del dipinto, lo stato di fatiscenza, seguendone poi con interesse le fasi del restauro, ed Anna Morestori, la restauratrice di Parma che, a giudizio dei competenti e della stessa Soprintendenza ha ottenuto con il suo operato il massimo ricupero del capolavoro.
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