Pier Carlo Ponzini: un poeta
La vita, le opere e la poetica di Pier Carlo Ponzini per consentire di coglierne i suoi tratti fondamentali
Lui era così: sfuggevole e schivo. Al di là del puntuale saluto, raramente era disponibile per una chiacchierata. Anche se, preso nella “giornata giusta”, era amabile e divertente: si schiudeva allora l’occasione migliore per cogliere -indistintamente e piacevolmente- il suo talento e la sua intelligenza, quindi la vera essenza del “poeta”.
Ora conserverò con più gelosa consapevolezza il video-monologo che registrai, era l'inverno del 2015, appunto in una di queste occasioni: tanto rara quanto spassosa.
Pier Carlo se n’è andato via da solo, in sordina. L'hanno trovato nel suo letto con il Corriere tra le mani. Lo abbiamo saputo solo due giorni dopo, in una piovosa vigilia di Natale. Da ormai molti anni viveva, per scelta, nella sua solitudine, sempre alla spasmodica ricerca di risposte, sia interiori che spirituali, ma mai adeguate o esaurienti per i suoi eterni "dubbi". Il classico comportamento “artistico” che solo un’intelligenza inconsueta ti porta ad assumere.
Negli ultimi anni lo si incontrava spesso per le vie di Bedonia, magari con la borsa della spesa in una mano. Aveva le sembianze di un professore in pensione: Eskimo (o Loden) allacciato fino all’ultimo bottone, barba lunga e canuta, cappello da pescatore annodato sotto al mento, sigaretta in mano, Timberland lucidate ai piedi, ed infine quella scapigliata chioma, indomabile come i suoi pensieri… Tuttavia, la sua profonda e tormentata spiritualità, che lo portava scrupolosamente ad assistere alla Messa, gli aggiungeva una sfumatura misteriosa ed eremitica.
Forse non tutti, se non i “Pievaschi doc”, sapevano chi fosse realmente Pier Carlo; e, di tutti gli altri, pochi sono stati quelli che sono andati oltre all’apparenza di quell’uomo "solo e anonimo" che incrociavi per la strada. Ed è così che ha vissuto gran parte degli ultimi decenni della sua vita, nell’ombra ed esteriormente dimesso, eppure interiormente e originalmente libero: ha infatti sempre snobbato i pareri altrui, talvolta anche in un suo tipico modo irridente, senza tuttavia dichiararsi o sentirsi per questo intellettualmente superiore, anzi, l'esatto contrario.
Sebbene la sua ultima pubblicazione risalga al 1991, è sempre rimasto all'interno di quella piccola cerchia di scrittori e poeti “d’elezione” del Parmense, tanto da essere riconosciuto come tale in diverse antologie: L’inquieta speranza. Antologia poetica parmigiana di Giuseppe Marchetti (1991); Coglierò per te l’ultima rosa del giardino - Poesie d’amore a Parma, di Guido Conti (2005); e da ultimo, nel 2018, Testimonianze di voci poetiche: 22 poeti a Parma, di Luca e Giancarlo Baroni.
Il famoso poeta Giorgio Caproni, negli anni 1957-58, fu il suo primo scopritore e qualificato sostenitore: da qui la sua prima raccolta poetica: Versi da Monterosso ("Il Raccoglitore" pagina quindicinale della Gazzetta di Parma - 1958). Ma le capacità letterarie di Pier Carlo, agli inizi degli anni ’60, non erano sfuggite nemmeno al poeta Attilio Bertolucci, papà di Bernardo e di Giuseppe, tanto che fu proprio lui a presentarlo a Livio Garzanti, che in quel periodo stava arricchendo, già da alcuni anni, il proprio catalogo editoriale con valenti ed affermati autori della scena letteraria italiana, tra cui Carlo Emilio Gadda, Goffredo Parise, Mario Soldati, Pier Paolo Pasolini –quest’ultimo presentato al grande editore dallo stesso Bertolucci, al pari del nostro Ponzini.
Grazie a questa importante collaborazione, per un buon periodo, le qualità culturali di Pier Carlo ebbero modo di dispiegarsi e farsi apprezzare, tanto che Attilio Bertolucci lo introdusse alla Rai dove diventò un collaboratore esterno. Grazie alla vicinanza della famiglia Bertolucci entrò nell'ambiente romano e nel suo entourage: conobbe Pier Paolo Pasolini, Elsa Morante e Alberto Moravia; si legò molto a Enzo Siciliano.
Con Garzanti usciranno Alla ricerca della passione (1966) e Trenta sonetti (1991), oltre alle traduzioni dall’inglese, per la collana "Grandi Libri", di due impegnativi capolavori shakespeariani come La tempesta e Sogno di una notte di mezza estate.
Nei commenti riporterò il testo di una sua poesia Paesaggio con contadino che mangia una mela e viaggio, che racconta di un suo passaggio in treno, per mezzo della “Pontremolese”, nella sua terra d’origine, la nostra Valtaro.
Il treno è stato per molti anni il suo mezzo unico e prediletto, poiché abitò a Parma per una decina d'anni insieme al papà Ponziano, ma nel contempo si divideva tra Milano e Roma -nella capitale ci visse per nove anni e lì intraprese anche studi di teologia al Collegio Beda dove ottenne il Baccellierato nel 1975. Va ricordato anche un suo soggiorno di alcuni mesi a Cambridge e Londra.
Alla fine degli anni '70 tornerà stabilmente a risiedere a Bedonia, dove era nato il 27 giugno del 1937 e aveva vissuto la sua adolescenza: ma questa circostanza, allontanandolo dall’ambiente letterario, lo porterà fatalmente a ritirarsi sempre più in sé stesso e infine a sospendere il suo cammino di scrittore.
La triste occasione della sua scomparsa mi ha, però, portato alla piacevole conoscenza di Maria Vittoria Montali o "Mavìt", come la chiamava teneramente lo zio. Ho così scoperto che questa sua giovane pronipote, nonché profonda estimatrice delle sue doti letterarie, sa veramente tutto su di lui, come si dice "vita, morte e miracoli", tra cui molti aspetti artistici noti veramente a poche persone.
Ed è proprio attraverso questa sua ricerca, dedicata alla vita e alle opere dello zio-poeta, che Mavìt decide di proseguire a lavorare con lui e per lui, ritenendo di dovergli restituire tutto quello che ancora si meritava. Gli dedicherà così le sue tesi di laurea: quella triennale Alla ricerca della passione - La poesia di Pier Carlo Ponzini attraverso il suo archivio, nella facoltà di Lettere moderne alla Statale di Milano nel 2019, alla quale lo zio presenziò a sorpresa della nipote.
Decide poi, con il proseguo degli studi all'Università La Sapienza di Roma in "Teatro, cinema, danza ed arti digitali", di dedicare parte essenziale della sua tesi di laurea magistrale ad un prodotto audiovisivo in cui, in una sorta di intervista, ripercorre la vita dello zio.
Unico suo rimpianto, non essere riuscita a mostragli questo suo affettuoso lavoro, avendolo girato a fine novembre: "Custodirò caramente il senso di stupore e di meraviglia che lo zio era solito infondermi".
Questa in sintesi la storia di un uomo, del poeta Pier Carlo Ponzini, che fu un’anima sensibile, tormentata e solitaria; e che, come tutte le persone “speciali”, ha donato a questo mondo, a modo suo, un contributo originale che ora, ma anche in seguito, merita di venire ricordato.
Hanno collaborato a questo post:
Arturo Curà Ricordi/Storia Cinema Personaggi Persone Racconti Bedonia Libri/Poesia Cultura Pier carlo ponzini
Paesaggio con contadino che mangia una mela e viaggio
di Pier Carlo Ponzini - 1966 -
Dopo la lunga attesa silenziosa
non veramente interrotta
dal frequente stridore sul binario di fianco,
finalmente si parte.
Sogni, cose, chi parla vicino;
all’attendere inquieto
subentra la serena agitazione
(così svegli alla luce del mattino):
ecco la lunga discesa,
le torri nude, il fiume e i tetti
dopo l’umido abbraccio
primi a incontrarsi col giorno;
poi è la serena ragione
dei boschi ancora immersi nell’ombra mattutina
tra cui fuggono i vagoni
come una dolce catena di sogni.
Verso Fornovo, al piede della collina,
un giovane contadino, interrompendo il lavoro
(e prendendo a morsicare una mela)
si volta rapito a guardare l’azzurra ricorsa odorosa:
a bocca aperta rischiara
- acqua luce e vitamina -
i cupi colori della terra che sfuma:
la sua passione appena si dichiara…
Dopo l’ultima galleria, si apre la regione nevicata
della terra dove la vita è rimasta
al tempo delle scarpe
pesanti d’aria e di musica.
Lungamente si attarda il convoglio sulle strade di casa di casa mia,
tra le betulle nere: Selva del Bocchetto, Rocca Murata, Borgotaro.
- passare vicino a casa propria senza fermarsi
- che strano modo di viaggiare…
Mi corrono davanti volti che riconosco,
odore di sentieri familiari
(portati fin qui dei cappotti, dalla corriera e dal fiume)
e i miei paesi sepolti, di cui - più su, oltre i monti -
si vede solo la luce, l’aria.
Il tempo.
Il tempo mostra sempre quello che spesso tendiamo a nascondere. L'ineluttabile cammino della vita e la sua prevista destinazione finale.
Pier Carlo ha accompagnato la mia adolescenza bedoniese. Le chiacchierate con lui, il tea delle cinque presso a casa sua. Fino a ritrovarlo in palestra nella team di karate.
Non siamo capaci abbastanza di cogliere nelle persone la loro esperienza, il loro sapere, le loro emozioni. Queste persone piano piano scompaiono dalla nostra vita come noi scompariremo nella vita dei più giovani.
Ciao Pier Carlo
Claudio Agazzi
Mancherà non incontrarlo più in piazza, scambiare quelle due parole sempre pacate e piacevoli quando era in giornata o un saluto solitario quando era giornata no.
Pier Carlo Ponzini, uomo sensibilissimo, a suo modo controcorrente, originale e sincero, si narra si scrivesse con Pier Paolo Pasolini, che sicuramente amava. Poeta eccellente e persona disponibilissima all'ascolto partecipe. Ci mancherà davvero moltissimo e come ha scritto Gigi, ci lascia un patrimonio prezioso da conservare e tramandare. Riposa in pace carissimo Pier Carlo
I grandi uomini non fanno parte del gregge ma ricordandoli abbiamo sempre imparato qualcosa
Le persone molto intelligenti e studiose sono poi particolari. Per gli altri....
Ricordo Pier Carlo Ponzini, che per anni veniva nel mio ufficio, puntuale alle scadenze o per essere informato di nuove norme, persona colta, gentile, educata e umile, proprio come descritto da tanti, che probabilmente nella sua storia di vita ha cercato la sua strada e l'ha trovata, facendo quello in cui credeva e che gli piaceva, cosa che ben pochi riusciamo a fare nella nostra vita.
R. I. P. Maestro, così mi sento di chiamarlo in questo saluto, in linea col suo stile!
INVITO ALLA SERA
Stasera verrò anch’io con voi
nel prato, senza camicia, i piedi
nudi e, dimentico
dei miei affanni, degli annoiati
studi, con questo cuore
tutto per voi, mi poserò
a sciupar l’erba; berremo un bicchiere di vino, se vorrà portarcelo un amico.
Dovremmo imparare tutti a prestare maggiore attenzione al prossimo...
Quante serate anche con Piercarlo passate negli anni 80/90 Gigi, le ricordiamo tutti, non posso che sottoscrivere quanto dici di lui, peccato non avere avuto voglia e tempo di qualche chiacchiera in più negli ultimi tempi, solo qualche saluto a messa, qualche come va, un paio di minuti e via verso chissà cosa io...
Sono molto contento di quanto racconti della nipote, una cosa bellissima davvero.
chiudo con un Sorriso, spero che lei guidi meglio dello zio... le racconterai in privato penso dei suoi parcheggi... e delle sue partenze... lati secondari di un vero intellettuale e poeta "nostrano" nel senso più buono e affettuoso del termine.
... ricordo ancora … tanti anni fa … ero alle elementari e mentre facevo colazione ascoltavo la radio, allora elettrodomestico principe delle nostre case.
Dopo il giornale radio della Rai delle 8 del mattino, andava in onda una breve rubrica letteraria.
Con mio grande stupore, dopo una breve presentazione dell’autore, venne letta una poesia di Pier Carlo Ponzini.
Mio Padre mi spiegò, con grande orgoglio essendo bedoniese ed amico del fratello Ingegnere a Milano, chi era Pier Carlo.
Ahimè … un’altra tessera di quel meraviglioso mosaico che “era” Bedonia è venuto a mancare … !
Stefano Bruschi
Il maestro Arturo Curà che definisce 'brillante' il professore Pier Carlo Ponzini. Due amici, due anime dinamiche: uno vulcanico, l'altro letargico, insieme due menti eccelse. Gli aspetti fondamentali della vita, saper distinguere lo straordinario.
Grazie Gigi per le belle parole in memoria dello zio Pier, grazie per le condoglianze ricevute e dell'affetto da molti di voi dimostrato in questa triste circostanza.
Non ha avuto la fortuna di conoscere questo personaggio indubbiamente eclettico ma la sua poesia sopravviverà oltre al corpo
Mi dispiace troppo della sua dipartita, quando ci incontravamo c'era sempre un argomento da trattare ed era piacevole e divertente e intellettuale parlare con lui. Recentemente ho potuto conoscere sua pronipote che era intenta a fargli una intervista e lui era orgoglioso di quella situazione.
Lo ricorderò sempre come un amico gentile che non mi faceva pesare la sua grande intelligenza.
Caro Gigi,
ho saputo solo ora della morte di Pier Carlo e avrei voluto in qualche modo partecipare al lutto che ha colpito i bedoniesi i quali non si sono mai ben resi conto chi era Pier Carlo Ponzini.
Pier Carlo è stato certamente un personaggio incompreso a cominciare da suo padre che voleva diventasse perito elettrotecnico tanto che lo iscrisse all’Istituto Tecnico Industriale di Verbania (dal quale si ritirò subito) precludendogli così ogni possibilità di accedere agli studi classici.
E’ stato definito “Un poeta solitario" (Gazzetta di Parma del 13/10/66) ma direi piuttosto un “Poeta dimenticato dalla fortuna” e da tutti, compreso il sottoscritto.
Nel lungo articolo “La poesia di Ponzini” che Andrea Granelli scriveva sulla Gazzetta di Parma del 28/10/ 66 si può leggere “A nostro modesto giudizio, Parma ha un nuovo vero poeta di cui si parlerà a lungo” e, conclude Granelli, ”Noi lo ringraziamo per la gioia che è stato capace di darci con la sua poesia e ci auguriamo che dal suo chiuso ritiro provinciale ci raggiunga ancora e spesso col suo alto e prezioso messaggio”.
Siamo stati molto amici fino alla metà degli anni '80 durante i quali rimanemmo in contatto epistolare. Conservo una ventina di lettere scritte di suo pugno, tranne una battuta a macchina, molte delle quali, purtroppo, senza data. Poi, i nostri rapporti si raffreddarono quando dalla Somalia, era il 1983, gli scrissi una lettera dove lo riprendevo perché mi era giunta notizia di suoi comportamenti poco “ortodossi” che lui liquidò... "Il 90% sono chiacchiere di paese" e “quanto al rimanente 10%, tu sai, o dovresti sapere, il mio pluriennale impegno sul fronte, morale, sociale, culturale e anche, soprattutto, religioso” (lettera del 13/05/83 che ricevetti a Mogadiscio).
Poi, i miei sempre meno frequenti viaggi a Bedonia e, certamente, anche la mia “ramanzina” da fratello maggiore, hanno contribuito a diradare i nostri contatti. Conservo anche un suo curriculum che mi mandò quando cercai di trovargli una “sistemazione” come bibliotecario in un istituto universitario. Lo feci venire a Modena per presentarlo al mio direttore (allora ero un giovane assistente) che restò colpito dal suo curriculum e prese a cuore il problema ma, purtroppo, la cosa non andò a buon fine.
Posseggo i suoi tre libri di poesie (il primo con dedica del 9 agosto ‘59) ma non le traduzioni delle due opere di Shakespeare “La tempesta” e “Sogno di una notte di mezza estate”.
Appena avrò tempo (sono stato “richiamato in servizio” a 85 anni da alcuni miei allievi per uno studio su particolari tracce fossili che hanno trovato nel territorio di Canossa), cercherò di mettere ordine nelle sue lettere e, se la cosa può interessare, posso metterle a disposizione della pronipote Maria Vittoria che, come dici tu, sta cercando di “rendergli un po’ di giustizia”.
Scusa del disturbo ma ormai sei il mio unico punto di riferimento “Inta Pieve”.
Enrico 'Giulio' Serpagli
"Giuliettu du Morettu"
Non conoscevo questa persona, ma non per questo posso dedicargli un bel pensiero, citando proprio la bellezza germogliata attraverso le parole di Alda Merini, poetessa che sapeva bene mostrare ciò che racchiudeva la sua anima inquieta. Le dedico al poeta Pier Carlo Ponzini.
Quando muore un poeta al mondo c'è meno luce per vedere le cose.
Quando muore un poeta gli uccelli hanno una traettoria in meno tra quelle possibili, e non se ne accorgono.
Quando muore un poeta il male sorride felice di aver perso un avversario.
Quando muore un poeta la mia vita è più piccola, la mia speranza più lieve.
La notizia della scomparsa di Pier Carlo mi ha nolto rattristato. Uno dei suoi libri é depositato alla Library of Congress americano:
"Book
Ponzini, Pier Carlo.
Trenta sonetti / Pier Carlo Ponzini.
Milano : Garzanti, 1991.
MLCS 91/12686 (P) FT MEADE"
Riposi in pace sotto l'amato Pelpi
Peppino Serpagli
Pier Carlo, un "Poeta gentile" un poco "Esule" nella sua Bedonia.
Ho avuto modo e fortuna di leggere le sue poesie, i libri, le traduzioni scritte da Lui.
Nel libro edito da Guanda nel 1994 "Officina parmigiana", dall'autore, vengono dedicate a Pier Carlo molte pagine (n.ri 99-102-107-209-212-267) sulla sua poetica, sul suo stile, riporto tra le tante pagine, la 267, nella seguente frase:
"La perfetta sincronia tra parola e oggetto, incarnata in uno stile di assoluta trasparenza della poesia di Pier Carlo Ponzini, inventore di un mondo miracoloso, in cui gli uccelli, gli animali, i boschi, le querce sono protagonisti di una incantata mitologia personale".
Pier Carlo è stato mio insegnante di Inglese durante una estate in cui a settembre dovevo riparare.
Se non ricordo male, Arturo Curà che poteva stare culturalmente accanto a Lui, il Poeta, raccontava che qualche volta Pier Carlo riceveva a Bedonia, negli anni 50/60, Bernardo Bertolucci, in estate, essendo amico dei genitori del famoso futuro regista cinematografico.
Bedonia, allora, era menzionata dalla Gazzetta di Parma come "La piccola Svizzera del Parmense" e raggiunta in estate da tanti turisti, villeggianti ed emigranti.
"Scusa Pier Carlo, se per mia ignoranza, ti ho sottovalutato"...
Grazie ad ESVASO per averci, avermi dato modo di riflettere e vedere la belle Tue fotografie nella "Pieve" natia.
Claudio
Un'anima luminosa...nel segreto della propria stanza
Ciò che mi spiace maggiormente è non aver mai saputo della presenza di una personalità così interessante dal punto di vista culturale frutto del nostro territorio. Giusto e dovuto ricordarla ora, un peccato non aver avuto l'occasione di apprezzarla in vita. Grazie Gigi per portare alla luce aspetti della comunità che altrimenti andrebbero persi. Complimenti alla nipote perché la memoria dello zio non cada in oblio.
Non pensavo, Gigi, di dovere usare la mia poesia "Le mandorle amare" per Pier Carlo: una specie di "occasione" montaliana.
Però questa "Amara", da me recitata in chiesa, è forse a Pier Carlo più appropriata: un tributo.
https://www.esvaso.it/fotoalbum.php?idtipologia=46
Di una persona osservo lo sguardo... il portamento... il modo di parlare... Questo gentile signore mi sarebbe piaciuto ascoltarlo e rimpiango di non averlo conosciuto. Come tanti amici esvasanti che sono andati avanti. E allacciandomi all'ultima frase del Claudio Agazzi che saluto caramente... aggiungo che il nostro poeta non sarà dimenticato e nemmeno noi lo saremo... se lasceremo qualche traccia... bella come la sua.