Il ''patto'' di San Martino

Un documento risalente al 1954 ci delinea la precaria vita del contadino
Questa ricorrenza, oltre alla commemorazione religiosa, è conosciuta un po’ da tutti poiché legata al nostro vecchio mondo rurale. La giornata di San Martino, fino alla metà degli anni ’70, era attesa però con inquietudine, perché poteva significare la perdita dell’alloggio e del sostentamento famigliare: il proprietario del podere aveva infatti facoltà di decidere se sfrattare il mezzadro o rinnovargli il contratto.
Tutte le attività connesse alla conduzione agricola erano contenute e regolate nel periodo intercorrente tra l’11 novembre di ogni anno e la stessa data dell’anno successivo. Al termine venivano spartiti, generalmente al 50%, i prodotti agricoli derivanti dalla coltura annuale dei terreni.

In caso di mancato rinnovo del “patto”, spesso senza preavviso, la famiglia contadina si ritrovava da un giorno all’altro in mezzo alla strada, così che il capofamiglia era costretto a trovarsi un altro podere da condurre. In quella stessa giornata era quindi consuetudine incrociare per le strade interi nuclei familiari – e tra questi c’era chi sorrideva e chi invece abbassava lo sguardo – che si spostavano da un luogo ad un altro, abitualmente dotati di un carro trainato da un cavallo su cui trasportavano i loro pochi beni personali: qualche mobile, i materassi e un baule contenente vestiti e oggetti casalinghi.

Nella nostra valle, i poderi più estesi e produttivi, detti i “Granai della Valtaro”, perciò gestiti con il supporto di un mezzadro, erano quelli situati tra Brunelli, Porcigatone, Caboara e Strela, ovvero tutta la fascia meglio esposta al sole e caratterizzata da temperature più miti.

L’occasione si presta a pubblicare uno di questi vecchi contratti, risalente all’11 novembre del 1954. La proprietà a cui si fa riferimento è nel Comune di Borgo Val di Taro, in località Meda, mentre le famiglie coinvolte sono quelle degli Antonelli e Dorà, più precisamente proprietario e mezzadro.
Anche solo leggendo queste due pagine contrattuali, in cui nulla era lasciato al caso, immediatamente emergono le precarie condizioni di vita delle famiglie contadine, caratterizzate da quei difficili e particolari momenti a cui le stesse non potevano sottrarsi.

Ringrazio la famiglia Mallero-Lagasi di Bedonia per aver conservato il prezioso documento e per la solita disponibilità a condividerlo.

Ha collaborato a questo post:


La copia del contratto



2 Commenti
  1. Paolo Grisenti

    Non pensavo comunque che i contratti di mezzadria arrivassero fino alla metà degli anni 70
    Pensavo che gli ultimi stipulati fossero fino alla fine anni 50

  2. Antonio

    Bravo Gigi e bentornato. Belli nel suo genere, ma triste nei ricordi.... mio nonno con mia nonna erano partiti da Tiedoli nel lontano 1908 e avevano girato la Valtaro e la Valceno per poi poter avere qualcosa di loro proprietà.
    La foto della pagina era stata scattata a Drusco... l' uomo dietro la "leza" l'ho conosciuto, mentre l'altro davanti e la bambina non ne sono sicuro.

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