
A mezzogiorno il termometro della farmacia Raggi segnava già 37 gradi (ad onor di cronaca sballa sempre di un paio di gradi) e nello stesso momento, aldilà della piazza, i menatori di polenta e i friggitori di trote erano già all’opera.
Sono 58 anni che il rituale della Sagra della Trota si ripete, ma credo che mai come quest’anno sia stato così difficoltoso affrontare paioli, padelle e cabarè.
Lungo le vie del paese il pensiero era unico e ricorrente, non tanto per darsi appuntamento per il pranzo o la cena in piazza, ma per solidarietà verso tutti i volontari che si stavano dando da fare per cucinarci e servire la prelibata trota Fario della Val Gelana.
L’anticiclone “Lucifero”, il settimo e ultimo di questa torrida estate, era ben visibile anche sui volti dei cinquanta giovani camerieri, provati da sudore, fatica e dalla solita infinita pazienza.
Ad ogni modo è stata un’edizione perfetta sotto ogni profilo: organizzazione, tempi e presenze… “Complimenti”.
P.s.
Anche quest’anno mancava lo stendardo originale della “Sagra della Trota”, che da sempre ha dominato i giganteschi padelloni. Un vero peccato averlo perduto, ma perché rassegnarsi e non farlo rifare? Non credo sia una gran spesa realizzarlo, dopodiché si potrebbe appendere in una stanza del Comune di Bedonia e lì custodirlo proprio come una reliquia.