Duccio: la forza della natura

La vita per Edoardo Moglia inizia a 85 anni, un giovane dentro, armato di inesauribile entusiasmo
Se l’andare in pensione è sinonimo, nell’immaginario collettivo, di "poter dormire fino a mezzogiorno", questo non è stato certo il caso di Edoardo Moglia, per tutti “Duccio”. Dal 2000, anno in cui terminò la sua carriera trentennale di Direttore all'Hotel Fini di Modena per tornare “da pensionato” definitivamente a Bedonia, suo paese natale, non si è infatti mai fermato: mentre provvedeva alla ristrutturazione di un fabbricato storico in centro paese, ha prima creato e gestito il Centro Polifunzionale Valsana, per poi passare alla coltivazione, in via sperimentale, di ortaggi, nella proprietà di famiglia.

È però quest’ultima attività, fra le tante seguite con giovanile passione, che sembra avergli dato le più grandi soddisfazioni. Al punto che, nel 2013, decide di allargare il “business” agricolo acquistando uno splendido podere semi-abbandonato sul lato destro del fiume Taro, giusto sotto il castello di Compiano, e di cimentarsi come produttore “biologico”. L’impresa gli riuscì talmente bene (come tutte le altre, d’altronde), da diventare, in soli tre anni, uno dei produttori di punta del biologico ortofrutticolo della Alta Val Taro. Niente di che, si obietterà, se non fosse che il nostro “contadino” ha ormai 85 anni suonati! E tutto questo fatto con l’orgoglio, poiché la passione “c’è di suo”, di chi è cosciente di fare qualcosa di positivo e di utile per il territorio dove è nato e cresciuto, per troppo tempo sfregiato da ottiche di sviluppo che si sono poi rivelate tutt’altro che sostenibili.

Se chi era contadino negli anni ’70 quasi si vergognava a dirlo, oggi invece si sta verificando l’esatto contrario, con sempre più persone (tantissime fra loro giovani) che scelgono, con orgoglio, di “ritornare alla terra”, e che lo fanno sulla base di un approccio che utilizza pratiche produttive alternative a quelle di un recente passato, più rispettose dell’ambiente e, di conseguenza, più salutari per tutti (produttori e consumatori). Ed il “veggente” Duccio è fra questi, vero e proprio “pioniere” di un modo “diverso” di produrre alimenti e di approcciarsi alle risorse naturali.

Un modello di sviluppo agricolo non più basato su schemi e logiche “industriali”, invasive e distruttive, ma piuttosto fondate sui cicli ed equilibri tipici della natura, come quelle seguite per millenni anche nelle nostre valli. Una vera e propria rivoluzione che Duccio, assieme ad un crescente numero di imprenditori come lui, sta portando avanti caparbiamente in Alta Val Taro e Ceno. Senza dubbio una strada lunga e difficoltosa, però necessaria e fattibile. Messaggio reso ancor più credibile quando a propugnarlo è un “giovane dentro” come Duccio, armato non solo di inesauribile entusiasmo, ma pure di cronico ottimismo ed irresistibile simpatia.

Sintomatiche, in tal senso, le parole che lo stesso “Consorzio Lovetaro&ceno” ha voluto usare nella targa di riconoscimento a lui accordata durante il recente Simposio sui nuovi trends di sviluppo sostenibile di queste due valli: < Un premio alla "freschezza" di idee, alla "genuinità" degli intenti, alla "sostenibilità" dei risultati di un "giovane dentro" >.

FOTO: Duccio nel campo



7 Commenti
  1. Virgy

    Beh, hai già detto tutto tu Gigi, Duccio è una forza della natura! Forse la sua forza proviene dal suo "sempre" sorriso e buon umore. Ha fatto veramente tanto per Bedonia.

  2. Ettore Rulli

    Sessantacinque anni or sono tre ventenni: Duccio e Gigi di Bedonia ed Ettore di Compiano percorrevano per vari giorni di seguito i bricchi dei nostri monti e se sopraggiungeva un temporale proseguivano per ore sotto l'acqua per tenere caldi i muscoli. Poi stendevano i vestiti ad asciugare e si preparavano gli spaghetti con burro e Sugoro. Di notte si sdraiavano sotto una piccola tenda rimediata con teli residuati di guerra.

    Oggi Duccio ha mantenuto quella grinta e riesce a fare quello che i ventenni attuali nemmeno immaginano e... se si avviano in una impresa, alla prima goccia che cade, corrono al riparo sotto un ombrello. Duccio sia loro di esempio!

    La foto del 1951 (che allego) è stata fatta con autoscatto al Passo del Crociglia mentre i tre amici stavano andando da Ferriere in Val Nure a Santo Stefano in Val d'Aveto.

    http://www.esvaso.it/dati/fotoalbum/fotoalbum_280616162127_1951passocrociglia-ettoreducciogigi07r.jpg

  3. Claudio M.

    Certo l'orto-giardino, che si incontra salendo da Via Saffi di Bedonia al Colle San Marco, la dice lunga sul nostro Duccio Moglia : unire l'utile al bello e dilettevole.
    Il vecchio orto del Sig. Eligio, simpatico padre di Duccio, era fitto intrico di piante lussureggianti, ben diverso dall'attuale e buono per uso domestico.
    La maestra Gina , madre di Duccio, aveva insegnato in tante classi di Bedoniesi e anche a mia madre.
    Ecco ora, quando tra le piante odorose di tiglio salgo e rimiro l'orto-giardino,penso con gratitudine alla famiglia Moglia e alla storia bedoniese che continua in Esvaso-Gigi.

  4. Enrico

    Nessun dubbio che Duccio non sarebbe mai "stato fermo". Anche questa volta, da grande organizzatore, vedo che ha fatto le cose per bene. Negli anni di Modena, da bravi bedoniesi, ci frequentavamo, anche se raramente a causa dei rispettivi impegni. Una vota mi mostrò come aveva riorganizzato l'hotel Real Fini e ne rimasi ammirato come pure ero rimasto colpito, alcuni anni dopo, di come aveva progettato e strutturato la casa di riposo di Bedonia. Bravo Duccio, continua così.

  5. Remo Ponzini

    HENRY WARD BEECHER diceva : " Non è il lavoro che uccide le persone; è la preoccupazione. Il lavoro è salutare, difficilmente potrai caricare un uomo più di quanto possa sopportare. Ma la preoccupazione è ruggine sulla lama. Non è il movimento che distrugge i macchinari, ma l'attrito. La paura secerne degli acidi; ma l'amore e la fiducia sono succhi gradevoli ".

    Questo è il Vangelo di Duccio Moglia. Una persona che conosce solo il significato di una parola : lavoro. Non lo dico in senso riduttivo perchè è anche una persona colta in grado di sostenere qualsiasi argomento di conversazione.L'unica colpa che ha (lo dico con ironia) è che non conosce il significato di: ozio, ignavia, fannullismo, inoperosità ecc. ecc.. Sa coniugare ed applicare solo il verbo : lavorare. Eppure, alla sua rispettabilissima età, è ancora in piena efficienza mentale e fisica.

    Quando lo incontri per strada ti sciorina un bel sorriso ed una vigorosa stretta di mano ma non ti concede più di 30 secondi di conversazione. La sua operosità lo avvolge dalla testa ai piedi e non ha tempo di dilungarsi in chiacchiere che ritiene vacue ed improduttive. Arrivo ad affermare che se tutte le persone avessero la sua "produttività" la nostra Italietta sarebbe in testa a tutte le classifiche mondiali. Va da se che io l'abbia, da sempre, ammirato e stimato. E' un esempio da seguire perchè la mole di lavoro che macina lubrifica il suo animo e lo fa vivere serenamente.

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