Unicuique suum? - A ciascuno il suo?
Fa molto discutere la scelta del Vescovo piacentino di gestire separatamente Seminario e Santuario
A seguito della rinuncia alla carica di Rettore da parte di don Renzo Corbelletta, la Curia piacentina, da cui il nostro Seminario dipende, ha stabilito la scissione in due enti distinti: da una parte il Santuario, dall’altra il Seminario. Il primo guidato da don Domenico Accorsini come Rettore e coadiuvato da don Bruno Cardinali; mentre il secondo sarà gestito da don Piero Bulla, parroco di S. Lazzaro a Piacenza ed Economo della diocesi.
Quantomeno anomala la scelta di separare le due realtà del Seminario e del Santuario, da sempre un unico Ente come voluto dai fondatori storici: don Stefano Raffi, don Giovanni Agazzi, don Silvio Ferrari e don Renato Costa.
“Da sempre un unico corpo con due polmoni”, proprio come ha rammentato don Angelo Busi, vicario episcopale della Valtaro-Valceno, durante il convegno organizzato per affrontare questa gravosa questione.
Una scelta di scissione ancor più anomala in tempi in cui, con forza e determinazione, il Vescovo invoca su tutto il vasto territorio diocesano la fusione delle piccole parrocchie, troppo numerose come enti giuridici e troppo poco abitate, soprattutto nelle nostre zone montane, considerato anche il numero di sacerdoti che si riduce drasticamente di anno in anno.
Le popolazioni delle Valli di Taro e Ceno si sentono giustamente preoccupate per questa singolare scelta, in fondo sono loro che lo hanno fortemente voluto, fornendo costantemente un contribuito essenziale per la realizzazione delle opere: offerte in denaro, materiali, giornate di lavoro gratuito e soprattutto con importanti lasciti. Motivi più che validi per considerare Santuario e Seminario come propri.
Molti hanno in questi mesi manifestato la ferma volontà che questo prezioso punto di riferimento resti immutato, continui la sua missione, sia pur in modi adeguati ai tempi e alle mutate necessità, assicurando anche alle nuove generazioni il suo insostituibile contributo.
Gestire questa importante struttura da lontano, senza conoscere la nostra storia, le nostre tradizioni, la sensibilità, la mentalità della nostra gente è difficilissimo e le frizioni saranno perciò inevitabili.
Da qualche mese in molti stanno facendo squadra pur di “non mollare la presa” e subirne lo scorporo. Prese di posizione significative ci sono state sia da parte dagli ex alunni, dai sacerdoti legati al nostro Seminario, da una parte importante della popolazione e infine dall’Amministrazione Comunale di Bedonia.
Il Seminario e il Santuario, binomio inscindibile, nei loro centosettant’anni di storia ne hanno brillantemente superate molte. Supereranno anche questa? LINK: il ritorno di don Lino - 2017 Articolo Gazzetta di Parma
Gigi forse come popolazione dovremmo fare di più. Purtroppo il nostro Don Costa non c'è più, da qualche mese Don Corbelletta è andato al Boschetto..... i poteri del prelato sono infiniti. Certo che i nostri avi si rigirerannano nelle tombe.
Il Credo e la politica... la Fede e gli interessi.... Un'inversione di tendenza o il Credo scivola nella politica e negli interessi? Se il gregge ( i fedeli ) non seguissero più il pastore ( vescovo ) ? Possono gli interessi della curia andare contro il suo gregge? Ricordiamoci la cacciata dal tempio dei mercanti dallo stesso Cristo che domina in tutte le chiese e spero nel vescovado!
La Chiesa è il gregge.... non il pastore!
Condivido in pieno queste preoccupazioni. E' giusto e sacrosanto far sapere alla nostra gente che quanto sta accadendo è ben fuori dagli schemi di una normale amministrazione. Anzi, a dirla tutta, è praticamente un commissariamento, in cui una gestione quasi totalmente piacentina (e dunque ben difficilmente inserita e legata alla realtà e alla storia di questa istituzione tutta bedoniese e valtarese) ha il pieno controllo amministrativo del Seminario, ridotto ad una casa per ferie (le minime attività culturali di questi ultimi mesi sono fumo negli occhi e niente di più), mentre il Santuario è stato affidato (per non dire scaricato) agli ultimi due sacerdoti residenti, che non hanno voce alcuna in capitolo circa le decisioni da prendere.
Divisioni e contrasti regnano sovrani tra il personale e il clima che è stato instaurato all'interno è di totale sospetto verso chiunque acceda al seminario. A Piacenza si sa in tempo reale chi entra, chi esce e quanto ci si sofferma. Chiediamoci se sia giusto lasciar gestire in questo modo una struttura così importante e significativa per tutta la nostra gente. Pensiamo a chi l'ha voluta, agli ideali di pace, educazione e carità che hanno ispirato i fondatori e gli edificatori e a come in realtà oggi tutto questo rischi di sbriciolarsi di fronte all'arroganza del comando e alla sete di potere.
Caro nostro Don Costa da lassù perdona loro perchè non sanno quello che fanno
L'argomento è troppo direttamente vicino alla mia esperienza trascorsa e a quella dei miei prozii sacerdoti, e quindi temo di esserne troppo coinvolto per esprimere un giudizio distaccato; tuttavia non voglio astenermi dal dare un mio parere, per non essere confuso nel disinteresse pusillanime che oggi sembra diventato quasi la regola.
Chiaramente, chi, come il sottoscritto, nel decennio 1987-96 si è impegnato con le migliori energie per la riqualificazione culturale del Seminario, attraverso una completa risistemazione della sua prestigiosa Biblioteca, avrebbe desiderato che le cose andassero almeno un po' diversamente. Ma ritengo inutile stracciarsi le vesti, ORA: il passaggio alla gestione attuale, infatti, altro non è che l'ultima conseguenza di una situazione poco felice in atto già da molti anni, in cui a mio parere l'elemento portante è la crisi generale della nostra civiltà umanistica e cristiano-cattolica, e in particolare quella della sua versione bedoniese. E il fatto, già da altri notato, che i sacerdoti residenti siano rimasti in due soli parla da sé, con un'eloquenza drammatica.
Del resto, ricordo che i Bedoniesi dell'800 vollero, anche con grandi sacrifici, fondare questa radiosa istituzione per la gloria di Dio e di S. Madre Chiesa e, credo, per niente di meno. Nel loro grato ricordo, serbiamo dunque la speranza che il momento possa essere superato, anche grazie ad un giusto spirito collaborativo tra chi ha ora avuto la responsabilità del Seminario (che non per caso si chiama Vescovile) e la parte migliore del popolo cristiano, o meglio di quel che ne resta in loco.
Quanto al Santuario: beh, ha passato solo soletto i primi 160 anni circa della sua storia di fede, prima di avere al suo fianco il Seminario: possiamo quindi pensare che la Madonna di San Marco non mancherà di proteggerlo anche per i secoli a venire. E che la SS.ma Vergine possa ispirarci meno lamenti e più preghiere...
Una notizia che mi addolora visto l'amore per quel luogo che conservo in me da ormai mezzo secolo. La mia speranza è quella che continui ad essere la stella polare della cultura e religiosità per le nostre valli e i sacrifici di chi ci ha preceduto non siano vani
Mi associo al pensiero di Rizzi Bianchi che condivido. Per il resto affidiamoci a Maria Santissima
I numeri, sono numeri. I tempi, purtroppo sono tempi. Quando il Santuario e poi il Seminario furono pensati e quindi realizzati, con tantissimi sacrifici, l'aspetto spirituale e sociale erano prevalenti nel pensiero comune. La popolazione poi, le famiglie, c'erano; e in abbondanza. Si trattava di gente povera nelle tasche, umile nel pensiero e nella gestione delle cose, ma tanto ricca di vitalità, piena di prospettive. La società, era volenterosa, viva. Genuina. Non superficiale, e alla fine un po' morente, come purtroppo è adesso. Ora, la montagna è sempre più desolata, abbandonata a se stessa, priva di prospettive, soprattutto vecchia nella popolazione; spopolata. Sempre più vuota dentro: ci si preoccupa di case protette, piuttosto che di asili. L'aspetto che sembra contare, l'unico che traspare in ogni situazione, è solo e sempre quello finanziario, sterile. Manco economico, solo finanziario. E le decisioni, vengono prese di conseguenza, con questo metro: vecchi che pensano alla morte, però con i soldi in banca; questo anche da chi dovrebbe prima pensare alle anime, e poi, molto poi e se proprio non se ne può fare a meno, ai corpi. Di fronte a questa situazione, inequivocabile, tutto il resto, diventa miseria di uomini, di donne e purtroppo anche di preti. Anche loro sempre più vecchi, sempre più deboli e contaminati da pensieri laici debolissimi, impotenti a contrastare, letteralmente spazzati via, da religioni globali aggressive e determinate; soprattutto sempre più soli e isolati, anche per loro colpa, per le evidenti contraddizioni comportamentali, come questa che stiamo vivendo. Sono certo che, se invece di un santuario con annesso un luogo di accoglienza con i simboli cattolici, ce ne fosse uno di qualche altra confessione religiosa (anche in ambito cristiano), anche minoritaria in termini numerici a livello italiano, il problema non si porrebbe di certo e non staremmo qui a discuterne. Anzi, ci sarebbe la fila a portare risorse e soluzioni.
Credo sinceramente di dover intervenire in questa discussione, non tanto per parlare di aspetti religiosi ma per evidenziare quanto una dirigenza " vescovile " e quindi in parte Piacentina in realtà non significhi nulla ai fini pratici per Bedonia e per le strutture stesse. La dirigenza è solo in parte " straniera " visto che alcuni componenti del direttivo sono di Bedonia e sono persone giovani e capaci. Inoltre mai come ora il seminario sta incidendo positivamente sull'economia della valle e del paese nello specifico. Il numero di visitatori è in forte crescita e in qualità di rappresentante del Centro Commerciale Naturale di Bedonia, posso dire che questa nuova gestione, iniziata prima con Don Renzo Corbelletta, e ora con nuovo organico sta aiutando non poco numerose strutture commerciali acquistando tutto in paese. La domanda che mi pongo è se prima una gestione locale non arrivava ad interagire con la rete commerciale ed imprenditoriale locale ed ora presunti "stranieri" lo fanno, forse non tutto è negativo, anzi.....
Credo che si debba dare più fiducia alle persone a prescindere da dove esse arrivino, un po' come il credo Cristiano ci insegna. Il seminario nella sua funzione originale non avrebbe più motivo di esistere se non in rari momenti. Una razionalizzazione dei costi e una nuova e più moderna presenza nel settore dell'offerta turistica crea economia per sostenere una struttura così onerosa e allo stesso tempo permette ai rari momenti di pura spiritualità di esistere ancora nel contesto meravilgioso del seminario vescovile. Insomma le cose sono solo andate avanti come tutto il resto e non sempre il progresso è negativo.... ovviamente questo è il mio punto di vista.
marco mariani
vicepresidente Centro Commerciale Naturale
Una notizia che mi addolora molto !
Abbiamo lavorato per 11 anni portando al Seminario, nel periodo natalizio " IL NATALE RITROVATO " una mostra di Arte contemporanea con artisti provenienti da tutta Italia, con passione e spirito di volontariato, in quest'oasi di pace che era il Seminario ed il Santuario.
Spero che chi prende le decisioni sia lungimirante e non pensi in termini strettamente finanziari, come succede ormai dappertutto ed in tutti i campi della nostra Società.
Sono stato ospite insieme a mia madre presso il Seminario anche quest'anno ed ho avuto modo di apprezzare sia le persone ma anche i luoghi. Personalmente ho notato un deciso cambio di rotta in positivo e ritornerò sicuramente in questo luogo di pace
Non sono solito intervenire a queste discussioni, ma per onestà intellettuale devo farlo, rispondendo ad alcuni interventi precedenti.
A Marco Mariani devo dire che la sua lettura del Seminario di Bedonia è decisamente troppo commerciale e semplicistica: il Seminario Vescovile di Bedonia NON è un albergo, NON è una struttura turistica, bensì qualcosa di molto più grande e significativo! E' vero che l'aspetto ricettivo è importante, sia per una promozione turistica del luogo, sia per garantirne il sostentamento, dato che ogni anno è necessario far fronte a gravose spese di manutenzione, ma non può e non deve essere l'unico; in Seminario sono presenti il Polo Museale, il Planetario, la Biblioteca Antica e quella Moderna, il Parco, un vero e proprio giardino botanico; ci sono sale in cui si svolgevano fino a pochi anni fa ritiri, convegni e incontri di formazione: pensiamo alla Scuola di Teologia per laici, agli incontri mensili per le famiglie e per i giovani del Gruppo Vocazionale, ai corsi per i fidanzati e per gli operatori pastorali, alle esposizioni di Arte Contemporanea come "Il Natale Ritrovato", ai Convegni organizzati dal Centro Studi Cardinale Casaroli e in appuntamenti fissi, quali il Lunedì dell'Ex Alunno e il 25 Aprile, Festa di S. Marco; l'aspetto culturale e didattico-formativo sono la base da cui è partito chi ha dovuto "reinventare" il ruolo di questa struttura negli anni Ottanta, dopo la partenza degli ultimi seminaristi alla volta di Piacenza e la chiusura di un'epoca.
NON POSSIAMO IGNORARE TUTTO QUESTO!!!
E' bene sapere che, grazie a questa gestione, la figlia dell'Artista Romeo Musa da Calice, signora Giovanna, minaccia di trasferire altrove l'Opera Omnia del padre, dato l'incuria e lo stato di completo abbandono delle sale in cui la mostra è collocata; è bene sapere che, grazie a questa gestione, la Sala di Lettura è tenuta costantemente sotto chiave, senza possibilità di accesso da parte del pubblico se non con la presenza esclusiva del responsabile, che ha tra l'altro una lunga lista di mansioni all'interno della struttura; è bene sapere ancora che, grazie a questa gestione, sono numerosi i gruppi che hanno deciso di NON ripetere un soggiorno presso il Seminario (e che possono dirlo pubblicamente), a causa dell'arroganza e della prepotenza di chi si rapporta con essi per le prenotazioni, senza considerare l'azzeramento delle visite ai vari Musei, data la mancanza assoluta di una guida esperta e formata. E potrei andare avanti ancora per molto, ma non voglio infrangere la giusta riservatezza di certi contesti.
Dare fiducia alle persone indipendentemente da dove arrivino è un concetto basilare per i normali rapporti umani, non è necessario concederla solo a chi ha delle responsabilità gestionali; ma la conoscenza di un luogo e della sua identità è inevitabilmente maggiore se questo luogo è stato vissuto, studiato, conosciuto, AMATO. E da ciò deriva una migliore gestione, con una migliore valorizzazione e un miglior risultato in tutti i campi.
Al signor Paolo (La devo chiamare solo nominalmente, dato che ha preferito eludere il cognome), dico che mi farebbe piacere conoscerLa insieme alla sua mamma, dal momento che fa sempre piacere che ci sia qualcuno come Lei che apprezza ancora questo luogo nonostante tutto; è strano che io, assiduo collaboratore e frequentatore del Seminario da vent'anni, non l'abbia mai incontrata per i corridoi, o in chiesa, o nel parco, data l'assiduità con cui pare Lei svolga i suoi soggiorni qui; non è che conosce per caso il signor ALFIO ROSSI, affezionato di arte, che si prodiga in questi ultimi tempi a denunciare alla Soprintendenza i cantieri abusivi negli oratori della zona, soprattutto quelli in cui mancano i soldi, ma non la volontà della gente di tenere in piedi le proprie chiese nonostante tutto?!?!?
Concludo la mia noiosa dissertazione accodandomi all'amico Piero Rizzi Bianchi ed alla sua saggezza: che la Madonna di S. Marco provveda ad illuminare menti e cuori, perché davvero, per Sua intercessione, tutto sia per la Gloria di Dio e non degli uomini di cattiva volontà.
Filippo, quanto hai scritto va approfondito, ti chiedo perciò collaborazione. Denunciare anonimamente chi si prodiga a migliorare una situazione "comune", come può essere un oratorio o una chiesetta, è quanto di più brutto può accadere in una piccola comunità come la nostra, dove a prevalere su tutto c'è sempre una solidarietà disinteressata.
Ritengo opportuno intervenire per portare la mia esperienza. Sono stato ospite della struttura del seminario alla fine del mese di aprile un fine settimana insieme alla mia famiglia. Già lo scorso anno ho avuto il piacere di soggiornare in questo luogo per alcune ore di pace e di relax. Anche quest'anno ho deciso quindi di ripetere l'esperienza e devo dire che l'accoglienza e la serenita' del luogo contraddistinguono tutto il complesso. Interessante e' stata anche la visita ai musei presenti nella struttura e decisamente piacevole il percorso nel parco. Mi dissocio dai commenti negativi ritenendoli infondati. Luoghi come il seminario di bedonia restano nel cuore per l'insieme di emozioni che sanno trasmettere
Ed è in questi momenti dove si pensa a chi non c'è più ..... un bacio don Costa ovunque tu sia
Sbaglio o da quando è mancato Don Costa che ha avuto inizio la diatriba tra i valligiani e Piacenza ? Come mai ? Giu' le mani dal Seminario e dai suoi averi perchè sono la dote volontaria di tanti bedoniesi e non la vostra proprieta'
Una decisione curiale che solleva interrogativi preoccupanti. Non voglio certamente invadere campi organizzativi e religiosi che non mi competano ma come cittadino bedoniese penso di aver diritto di esprimere il mio disappunto per queste delibera che ha il sapore di intrighi oscuri.
Il Seminario dispone di un rettore, del suo vice e di due impiegate molto efficienti che si alternano nella gestione dei due Enti. Ed allora perchè vengono esautorati demandando la gestione ad un parroco piacentino che ha funzioni economali di tutta la diocesi ?
Dicono che " a pensare male si fa peccato ma che spesso ci si indovina". Il Seminario ed il Santuario hanno da sempre beneficiato di donazioni pecuniarie e patrimoniali che non debbono avere delle destinazioni diverse da quelle indicate. Questa dislocazione mi fa ritenere che sia stata fatta proprio per stornare, a piacimento altrui, risorse che sono precipue e spettanti del Seminario.
Mi rendo conto di essere apparso un po' "maligno" ma ho semplicemente manifestato il sentimento comune di tante persone che non hanno il coraggio di rendere pubblico il loro pensiero. Resto comunque a disposizione di chiunque abbia, come parte in causa, considerazioni diverse dalle mie.
Sono dal 2008 che vengo con le mie squadre di calcio del settore giovanile presso la struttura del Seminario Vescovile di Bedonia e mi sono sempre trovato bene ed ho intenzione anche in futuro di progettare soggiorni più lunghi dando una connotazione anche spirituale e culturale ai ritiri. Accoglienza e cucina buona oltre a posizione strategica accanto alle strutture sportive fanno si che i ragazzi e le famiglie sono contenti ed è questo che mi rende soddisfatto. Menchini S. D.S. Virtus Poggioletto
Nulla più delle azioni concrete può aiutare a dipanare una matassa come questa.
Come GG sa, il prossimo 2 settembre ci sarà in Seminario un incontro sull'Opera Omnia di Romeo Musa da Calice, alla presenza della Sig.ra Giovanna Musa, figlia dell'artista, e di tutti coloro che hanno a cuore la magnifica collezione che Bedonia ha l'onore di custodire.
Un'occasione per confrontarsi sulla valorizzazione di questo patrimonio, ma anche un'occasione per discutere del ruolo fondamentale di un'Istituzione culturale come il Seminario vescovile.
Un patrimonio e un'Istituzione che possono essere definiti di Comunità.
Leggo commenti più consoni a TRIPADVISOR che a un luogo destinato alla cultura e alla religiosità quale deve essere un SEMINARIO
Di borghi appenninici o prealpini bellissimi, l'Italia é piena. Bedonia ha un'altra importantissima risorsa: il complesso del Seminario. Non m'intendo di gestioni & poteri. Ma paremi che nell'eterno piagnisteo bedoniese che "occorre fare di più per attirare i turisti", abbiano più colpe gli amministratori pubblici e i maggiorenti bedoniesi (tra i quali tu, caro Gigi) che non i gestori del Seminario. Non sta a loro fare marketing, ma sta ai laici di organizzare insieme a loro lo "sfruttamento" (brutto termine ma al momento non me ne viene altro) di tutto quello che offre il Seminario, persino una merce che ormai é roba da ricchi: la pace acustica. Per carità, le Notti Rosa e altre manifestazioni vanno benissimo, anche perché durano pochi giorni. Potrebbe essere un business del futuro quello del silenzio (ovvero solo i rumori naturali, traffico incluso), quando saranno venute a noia tutte le storie (e colossali truffe) di bio, ecosostenibile, a km zero, ecc. E oltre alle torte d'erbe o ai tortelli, sarebbe bellssimo ascoltare dal vivo musiche di Lulli o De Lalande negli splendidi corridoi del Seminario.
Peppino Serpagli - Milano
Non mi interesso di religione e spiritualità, ma il seminario oltre che un riferimento per la comunità cristiana (e questo lo rimarrà indipendentemente dalla gestione locale o piacentina), deve essere un baluardo delle attività culturali e sociali del paese (e della valle), perchè voluta non solo da ecclesiastici ma soprattutto dai bedoniesi.
Peppino... la tua città di residenza spiega il perchè delle tue proposte. in una realtà caotica come milano, pensi alla bella bedonia come ad un ameno dormitorio, e anzi chiami truffe tutto quello (ancora poco) che nel suo piccolo tiene a galla un territorio. ma non hai pensato a chi a bedonia ci vive tutto l'anno? Ai giovani, le famiglie, gli esercizi commerciali, le società sportive ecc. hanno il diritto di dire la loro più che un milanese stressato il quale pretende di ridurre un bel paese di montagna ad un parco giochi del silenzio quelle due settimane all'anno che si presenta in zona.
Non capisco cosa c'entrino le "colossali truffe" con Bedonia, quando il solo aggettivo COLOSSALI escludeva una realtà così piccola come Bedonia. Mi riferivo ovviamente alle mode globali e nel bio globale ci sono tante fregate. Era un discorso molto ma molto in generale. Basta mettere eco davanti a qualcosa e si é subito "in", per usare un termine antiquato come me.
La moda della pace acustica sta nascendo in America (fonte "Le Figaro") e quindi suppongo che, come tutte le anericanate, arriverà presto anche da noi.
Peppino Serpagli - Milano
Non sono solita commentare in rete, infatti ritengo che spesso in queste cose ci sia voglia di apparire o fare polemiche, atteggiamenti che non mi appartengono, ma la crisi del Seminario è troppo importante per la religiosità e lo sviluppo culturale della nostra gente.
Quanto il Seminario contiene come valori e come ricchezza per la storia delle nostre comunità è frutto del lavoro e dell'impegno di tanti sacerdoti del passato: i fondatori Don Giovanni Agazzi, sacerdote e maestro, Don Stefano Raffi, arciprete di Bedonia, nella prima metà dell'Ottocento. Molti altri li hanno coadiuvati innanzitutto il vescovo di Piacenza Luigi Sanvitale e il primo rettore il vincenziano Giuseppe Bailo, che hanno fatto di questa istituzione, oltre che un seminario, un centro culturale ed educativo per tutte le comunità della zona; azione proseguita dai tanti parroci colà educati e formati. Buoni ultimi Don Silvio Ferrari e Don Renato Costa, economi e grandi costruttori di opere, ma soprattutto pastori a tutto tondo, che si sono preoccupati del loro gregge e della sua educazione per amore della fede e di conseguenza per onorare e promuovere il culto della Madonna di San Marco, Madre di Consolazione. Tutto quanto nell'ottica che risolvendo i problemi e acculturando la gente si ama e si rispetta il prossimo; di conseguenza si ottempera al più importante comandamento Ama il prossimo tuo come te stesso".
Ciò premesso, condivido appieno le preoccupazioni di molti: quelle di mons. Lino Ferrari, che, con coraggio, dopo il 1981 ha realizzato in buona parte la ristrutturazione; di don Piero Lezoli che per quattordici anni ne ha proseguito l'opera, di Don Angelo Busi vicario episcopale, di altri sacerdoti ed ex alunni, di moltissimi cittadini delle valli di Taro e Ceno che hanno a vario titolo sostenuto economicamente sempre, anche da lontano, nonchè collaborato con disinteresse ed abnegazione per lo sviluppo del binomio Santuario-Seminario.
Concordo in toto con quanto detto da Filippo DellAmico e spero che anche questa crisi sia l'inizio di una nuova rinascita, al di là di nocivi autoritarismi e al di sopra degli atteggiamenti di sospetto e controllo che dirigenti e alcuni dipendenti hanno assunto, prevaricando le loro stesse mansioni; atteggiamenti e controlli che hanno allontanato molti e creano sofferenza a molti altri anche in ambito lavorativo.
Apprendo, con profondo rammarico, il dispiegarsi di una situazione sempre più aggrovigliata, sempre più ferita.
Ho frequentato il Seminario, ininterrottamente dall'estate del '93, quando, per la prima volta, ho portato a Bedonia i bambini della nostra Scuola di Arcore, come allievi della SSB. Ed è stato un crescendo di collaborazione! Ne ho conosciuto la storia grande e bella, l'ho amata e fatta mia... Mi ci sentivo "a casa", e come tale la vivevo nei miei tempi di soggiorno in quel luogo ricco di cultura e di memoria, di arte, di bene, di spiritualità e umanità vera ad un tempo; ma in questi ultimi anni è stato un continuo spegnersi di quelle luci che, fin dal suo sorgere, costituivano il "faro" con cui il Seminario illuminava e guidava la gente. Sì, perché il Seminario è nato per la gente, è della gente, perché la gente l'ha visto sorgere e vi ha contribuito con il suo sacrificio, con la sua generosità.
Il Seminario deve tornare ad essere quello che era, che è sempre stato!
Sono in troppi, ormai, a soffrire, e ingiustamente. Non si "gestisce", no, una realtà come questa, con la rigidità e la freddezza di dati tecnici, ma col cuore, con un'accoglienza cordiale, con atteggiamenti di umanità autentica, improntata a tenerezza e misericordia.
Chi sta sbagliando ed è causa di tanto disagio, sarebbe meglio si ritirasse in buon ordine, lasciando spazio a chi la "storia" la conosce e la vive da sempre, e la sente sua, e se ne fa carico, disinteressatamente, per il bene di tutti, perché crede in un bene più grande!
Quanto dolore, quanta amarezza scorre fra le righe di alcuni commenti, che esprimono autenticità e verità, anche se amara!
Sono vicina a tutti voi, amici, che sapete, comprendete, vi state facendo carico di un tratto di storia che fa male, affrontandola con verità. E non posso che augurare al Seminario-Santuario, nel rispetto della sua unità inscindibile, di tornare ad essere quello che è sempre stato!
"Alla decisione presa dall'"Alto" dalla curia diocesana di dividere il Seminario e il Santuario in due enti distinti, la popolazione della Valtaro si ribella."
Questo potrebbe essere l'incipit enfatico di un articolo giornalistico, ma purtroppo è una cruda realtà che non si riesce ad accettare, nonostante le molte motivazioni date da prelati imminenti.
Senza raccontare la storia del complesso e le "beghe" interne che poco interessano ma molto preoccupano, tutti concordiamo che una decisione di tale portata deve essere maggiormente ponderata ma soprattutto indire un plebiscito del mondo cattolico per avere un parere unanime e soddisfacente.
Si può scrivere pagine e pagine sull'importanza per la vallata di questa istituzione, creata non dalla sede vescovile ma dalle offerte pecuniarie, dal lavoro di volontari del territorio e da lasciti ingenti.
Quindi il "buon senso" ci fa dedurre che il futuro di questa istituzione deve essere concordato con la popolazione della vallata. Un rettore, e sottolineamo rettore, deve rimanere in pianta stabile, vigilare governare spiritualmente, economicamente e socialmente il binomio seminario-santuario-istituto.
Il Vescovo dovrebbe cercare di ricordare quanti giovani si sono donati al Signore nella nostra vallata, questo anche negli ultimi anni, quindi è giusto senza tentennamenti si trovi la soluzione che tutti continuiamo a reclamare e si cerchi di riportare un clima di serenità e spiritualità, insito fin dalla nascita in questa istituzione.
E' impossibile riuscire a "governare" il seminario da Piacenza (KM 90 da Bedonia) inoltre con molti altri incarichi ecclesiastici.
Il seminario è diventato un'istituzione complessa da gestire sia per i musei, la bibblioteca, la quadreria ect, sia per l'accoglienza a gruppi che amano un luogo di spiritualità, raccoglimento e silenzio, sia per le attività culturali, sociali e religiose nate nel contesto. Molti laici spontaneamente darebbero l'aiuto per gestire questa realtà e sarebbe anche un momento di aggregazione sociale e culturale oltre che spirituale, ma oltre alla collaborazione deve esserci un " supervisore" che controlli, vigili, aiuti e infine decida. Si spera che questi tanti appelli non siano inutili ma siano raccolti dal vescovo e dalla curia. Desideriamo tutti noi valligiani che si rispetti la volontà dei fondatori perchè il santuario e il seminario sono "un fiore all'occhiello" e il fulcro culturale della nostra vallata e nessuno può permettersi di prendere decisioni senza ascoltare il nostro parere.
"L'unione fa la forza e la montagna si farà sentire in ogni luogo"
SANDRA E ROSANNA E.
Ogni tanto in Italia esplode la polemica sull'Imu e i beni ecclesiastici. Mi pare risoltasi con la decisione di far pagare le strutture con un uso strettamente commerciale e di mantenere esenti quelle aventi una funzione religiosa.
Da un punto di vista fiscale, qual è la situazione fra il Comune di Bedonia e il Seminario? La gestione separata avrà delle conseguenze in tal senso?
A questa discussione, in cui si sono concentrati reclami e preoccupazioni in parte anche motivati (ma in parte invece esagerati), mi sembra giusto ora aggiungere un ringraziamento particolare al nostro Vescovo, Mons. Ambrosio, per la decisione di riaffidare tanto il Seminario quanto il Santuario alla sollecitudine del sacerdote cui queste realtà sono state e stanno maggiormente a cuore, ossia a Mons. Lino Ferrari.
Così facendo, il Vescovo di Piacenza ha dato senso e sostanza a quel ruolo che a sua volta lo lega al nostro Seminario, di cui è l'alto responsabile e custode; un legame che, a ben vedere, ricalca quello dell'intera vicenda di Bedonia, che appunto come "curtis" della Mensa Episcopale piacentina mosse i suoi primi passi nella storia, all'incirca 12 secoli fa.
E pensare che, nel pieno delle polemiche, queste erano perfino state interpretate, da un competentissimo e preparatissimo giornalista della "Libertà" (30 agosto), come la giusta reazione di un territorio, quello bedoniese, "che è pur sempre orgogliosamente parmense"!
Ma, come finalmente possiamo dire, tutto è bene quel che finisce bene.