
Sabato sera ho avuto la possibilità di vivere un’emozione che ad un appassionato di vino capita di rado: degustare un Barolo di 63 anni, della cantina Giacomo Borgogno & Figli.
Mio fratello Carlo non è nuovo a questi “doni”, in passato ci ha aveva già fatto degustare diverse vecchie annate, ma così longeve era la prima volta.
Questa volta l’appuntamento era presso la trattoria "da Reghitto", a Ponteceno. Appena aperta la porta siamo stati accolti dal buon odore degli “spinaroli”, appena raccolti e cucinati. Il menù come sempre superlativo: torta di patate, tagliatelle, tortelli, frittata, per poi terminare con uno zabaglione tiepido e appena “sbattuto”.
Dopo aver gustato tutte queste prelibatezze di stagione e successivamente le quattro chiacchiere di rito abbiamo accolto l’ospite d’onore, il protagonista della serata, meritevole di tutta la nostra attenzione, la classe che rappresentava, il 1947 appunto, non era certo da trascurare, gli dovevamo rispetto e attenzione, proprio come se a raccontarsi fosse stato un nostro nonno.
Se si pensa che mentre giaceva al buio della cantina, questo Barolo ha vissuto lo spopolamento delle nostre terre nel dopo guerra o la ricostruzione per chi ha scelto di rimanere; ha assistito al boom economico degli anni ‘50 e ’60, al consumismo dei decenni successivi; praticamente alla trasformazione di un’Italia contadina in un paese industrializzato e moderno.
La bottiglia era la tipica borgognotta scura da 700 cl, tappo in sughero in mediocre stato, infatti durante l’estrazione si è spezzato, scoprendo però che non aveva influito sulla qualità del vino, l’etichetta era invece integra e ben leggibile l’insegnamento: “servire con delicatezza ed alla temperatura di 20-22 gradi”.
Una volta aperta la bottiglia, scaraffato e filtrato il contenuto, ci ha colpito la sua limpidezza, più che un vino ricordava un cognac, tant’era la sua trasparenza. L’alcool era ancora ben presente, i sentori di caramello, liquirizia e mandorle invadevano piacevolmente il naso, in bocca incredibilmente soddisfacente e appagante. Una vera emozione!
Come ha poi aggiunto Nicola: “Il corpo è quasi andato... ma l'anima c'è ancora tutta”.