Giorgio Gaslini si racconta

Una piacevole chiacchierata con il Maestro del Jazz internazionale
L’occasione per fare “due chiacchiere” con l’ormai “nostro” Maestro Giorgio Gaslini è nata dalla recente uscita del libro “Non sarà un’avventura” di Francesca Bellino e dal CD “Battisti in Jazz”; entrambe le opere presentano rivisitazioni jazzistiche delle più belle canzoni di Lucio Battisti.
Il libro è una raccolta di storie cui protagoniste sono le canzoni del duo Battisti-Mogol, mentre il disco raggruppa dodici motivi interpretati dai massimi esponenti del Jazz italiano.

Ma cosa c’entra la musica di Gaslini con quella di Battisti? La melodia con l’improvvisazione?
L’enigma è presto risolto: una delle canzoni presenti nella raccolta, l’indimenticabile “Mi ritorni in mente”, è stata da lui arrangiata, diretta e suonata; l’esecuzione risale al 1972 e fa parte dell’album “Una cosa nuova”; questa fu la prima esperienza italiana ad unire la musica leggera all’orbita delle sonorità del Jazz.

Ma torniamo a lui, al protagonista, Giorgio Gaslini che vive in Valtaro ormai da molto tempo, da quando acquistò e ristrutturò nel lontano 1969 un ex convento nei dintorni di Borgotaro.
Il desiderio di intervistarlo nasce dall’ascolto di quest’ultima uscita musicale e l’occasione si concretizza incontrandolo per strada. Oltre a complimentarmi con lui per la brillante esecuzione gli chiedo la cortesia di poterlo incontrare. E’ come sempre disponibilissimo e gentile. Fissiamo l’appuntamento per la settimana entrante, nei giorni successivi sarà infatti impegnato in un concerto al “Piccolo Teatro” di Milano.

E’ lui stesso ad aprirmi poi la porta della sua nuova casa nel centro storico di Borgotaro, una splendida villa Liberty degli anni 20, da pochi mesi infatti ha lasciato, se pur a malincuore, la sua residenza storica di Gorro. Di quel rammarico c’è da capirne i motivi, lì, oltre ad avere composto quasi tutti i suoi lavori, abitò per oltre trent’anni e vi ospitò molte “Star” del Jazz mondiale, quali Ornette Coleman, Max Roach, Steve Lacy.

Ad attenderci in soggiorno i suoi inseparabili amici: sette cagnolini e altrettanti gatti, nessuno di loro ha il pedigree, provengono tutti dalla strada.
Saliamo al piano superiore, nel suo “mondo”: uno studio con un pianoforte verticale nero; un paio di stanze adibite a biblioteca; la sala di composizione con al centro un altro pianoforte, questo è bianco ed orizzontale.
Ci sediamo, poi si alza e si allontana, ricompare poco dopo per mostrami l’album originale del 1972 “Una cosa nuova”, da cui è stata estratta la canzone di Battisti. Ed è con il disco in mano che inizia a parlarmene. Mi spiega che scelse il brano “Mi ritorni in mente” perché si adattava perfettamente alla compagine orchestrale, chiarendo che la sua interpretazione era sì un qualcosa di personale, ma che non estremizzava la melodia originale “piegandola” all’anima del Jazz.

La chiacchierata continua a ritroso nel tempo, agli inizi della sua carriera: a nove anni fece la sua prima apparizione in pubblico; a sedici la prima registrazione per la Radio; a diciassette formò il suo primo quintetto.
E’ un vero piacere aver l’occasione di poterlo ascoltare mentre racconta i suoi cinquant’anni di successi internazionali. Per mezzo di quelle parole si ha anche modo di scoprire, attraverso un percorso musicale, i mutamenti culturali e politici avvenuti nel corso degli anni in nazioni come Cina, Russia, Jugoslavia e Europa dell’Est, tutte tappe di suoi concerti, festival o turnè.

Ma la sua vita artistica non finisce qui, al suo attivo ci sono più di 3500 concerti, tenuti in ogni angolo del mondo, per la precisione in 62 nazioni, tra cui molti al cospetto di Re e Presidenti; gli oltre 100 album incisi, per i quali ha vinto per nove volte il “Premio della critica”; le 43 colonne sonore di film tra i quali “La Notte” di Michelangelo Antonioni (Nastro d’Argento) e “Profondo Rosso” di Dario Argento; è poi autore di altrettante opere, balletti, composizioni sinfoniche e cameristiche eseguite nelle più prestigiose sedi italiane: Teatro alla Scala, Massimo di Palermo, Regio di Parma.

Ha suonato nei principali Festival italiani e internazionali ed ha collaborato con grandi solisti americani, tra i quali Anthony Braxton, Steve Lacy, Roswell Rudd, Eddie Gomez, Max Roach, Don Cherry, Jean Luc Ponty. Il suo genio non si limita alla tastiera del pianoforte, è autore di diversi saggi musicali divenuti poi testi fondamentali e successivamente, dalla sua scuola e dai suoi gruppi, sono emersi i migliori musicisti Jazz italiani.

Nel 1997 decide anche di donare al Comune di Lecco migliaia di dischi, libri, partiture originali delle sue composizioni, più un vastissimo archivio di articoli e saggi scritti dalla stampa nazionale ed estera sulla sua musica, per un totale di 60.000 pezzi, creando presso “Villa Gomes” il “Fondo Gaslini”, che qualche anno dopo diventerà una struttura specializzata in musica a disposizione di giovani musicisti e studiosi. La scelta di affidare a questa città lombarda la storia della musica, ma anche quella di se stesso, è legata a ricordi di guerra, è lì infatti che lui e la sua famiglia si rifugiarono come sfollati per fuggire ai bombardamenti di Milano durante la seconda guerra mondiale.

I cani al piano di sotto iniziano ad abbaiare, compare infatti nello studio la moglie Simona, anche lei artista di grande fama e capacità. Simona Caucia è in infatti un’attrice del teatro di prosa ed è  appena arrivata da La Spezia dove è docente teatrale presso il locale Conservatorio Musicale “G. Puccini”. E’ davvero tardi, mi alzo e fatti i dovuti ringraziamenti ci salutiamo.

Non appena fuori vengo richiamato da un suono appena percettibile, mi giro verso la casa, le finestre dello studio sono illuminate, dietro ai vetri un ombra sul muro mi conferma che è seduto al pianoforte, mi fermo per afferrare quelle deboli note… sì, qualcosa dev’essersi risvegliato in lui, forse proprio quei ricordi, è “Mi ritorni in mente”.

FOTO: a casa del Maestro



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