Questa è SanPa, non quella di Netflix

Octavia mi ha raccontato quella che è diventata la loro storia, quella di un figlio e di una madre sull'orlo della vita
Non so come e da che parte iniziare. Non mi capita quasi mai, ma oggi questo foglio bianco ha un peso specifico non indifferente. Ho ascoltato per due ore Octavia e mi ha raccontato di Thomas, di suo figlio, da quindici mesi ospite a San Patrignano. Lui è proprio lì, a SanPa, nel luogo in cui è stata ambientata la serie che Netflix sta proponendo con successo in queste settimane: con "luci e ombre" proprio come avverte il sottotitolo.

La conosco da anni, così ho voluto incontrarla, proprio con l'intento di chiederle un confronto diretto sull'esperienza che suo figlio sta vivendo sulla "collina riminese" e rapportarla con quanto sta esponendo il docu-film. Una serie che ho visto e posso affermare che la narrazione è stata ricostruita a favore del pubblico, creando più ombre che meriti intorno alla figura di Vincenzo Muccioli e all'incredibile lavoro che svolse per due decenni a favore di migliaia di giovani. E la regia ci riesce benissimo: la storia, il pensiero e il modello non sono quelli che hanno reso la comunità stimata, unica e inimitabile. Oggi come allora, l'ho sempre sostenuto: 10, 100, 1000 Muccioli, così come i meriti ineguagliabili della famiglia Moratti (le loro donazioni hanno raggiunto 386 milioni di Euro).

- Gigi, una cosa te la dico subito, così capisci come la penso: la serie SanPa l'ho vista anch'io e ti posso dire che se l'avessero trasmessa due anni fa, mio figlio non avrebbe mai accettato di entrarci, mentre se l'avessi vista io avrei avuto seri dubbi ad accompagnarcelo.

Per capire cosa li ha spinti a prendere invece questa decisone -uso il plurale perché il dramma è famigliare e non del singolo- dobbiamo fare un passo indietro, andare al 2005. Thomas quando ha provato la prima canna con i suoi amici aveva 13 anni: "È solo fumo, smetto quando voglio". Dopo tre anni è passato ad altro, provava di tutto, subito e sempre di più: cocaina, crack e infine l'eroina.

Parla spedita Octavia, senza freni, timori o vergogne: "Voglio raccontare la mia e la sua esperienza, ammettere e non nascondere, affinché nessuno debba più ritrovarsi a vivere all'inferno". Così continua a ripercorre, senza mai abbassare lo sguardo, gli anni che hanno trasformato un figlio, un liceale, in tossicomane. Dopo circa un anno arriva la conferma, la consapevolezza che quei suoi strani comportamenti erano altro e lì il mondo crolla in un botto. I Carabinieri lo "fermano" con in tasca delle pillole di "Subutex" (farmaco usato nella dipendenza da oppioidi) e altre sostanze illecite. Ora è davanti ad un bivio: o ricorrere al SERT o l'arresto.

Propendono per la prima ipotesi, solo che non da i frutti sperati. Le viene consigliato di portarlo via da Borgotaro, quindi dalle sue "compagnie", ma non lo prende in considerazione, restano, anche perché non è altrettanto facile cambiare vita. Rimangono con la consapevolezza che vivere in un piccolo paese vuole anche dire non trovare lavoro, sentirsi additato e con la tentazione a portata di mano: "Se non li cerchi tu, ti vengono a cercare loro". Arriva così il Metadone, gli psicofarmaci del SERT e la comunità per il recupero psicologico. Passano i mesi, ma nulla di nuovo all'orizzonte, anzi i nuvoloni che s'intravedono sono grigi e non annunciano nulla di buono.

Nel 2015 iniziano a parlare di San Patrignano, visto che l'uso del Metadone era quasi a zero: "Lì adesso si entra solo per la riabilitazione e non più per disintossicarsi. Il recupero è basato sulla vita comune, il lavoro, l’obbedienza e il rispetto delle regole". Era ed è questa l'ambizione di Muccioli e della comunità, quella di recuperare i tossicodipendenti solo con volontà e amore, senza utilizzare sostanze e psicofarmaci. Thomas non si sente però in grado di affrontare il percorso: "Lì ti concedono solo una possibilità, se esci o scappi non ti prendono più".

Provano così un'altra strada, quella di cambiare aria: raggiungere il fratello maggiore a Bristol. Lo iscrive subito a un corso per barman, lo conclude con successo e trova subito lavoro in un pub. Il 2016 sembra l'anno buono per il riscatto... dico "sembra" perché una sera un cliente gli offre del crack e lui accetta, ricascandoci: "Con la paga settimanale di 400 Sterline esce dal locale e sparisce… le spenderà tutte in quattro ore". Octavia prende l'aereo e insieme all'altro figlio lo vanno a cercare. Lo trovano e lei lo riporta in Italia: "Quando ci ricasca è peggio di prima, si sente un fallito e pensa che ha deluso ancora una volta tutti".

Iniziano nuovamente un altro tentativo con il SERT e il Metadone, tra alti e bassi, ma i risultati non sono soddisfacenti. Valutano per una seconda volta San Patrignano e partono per la Romagna. Dopo la prima visita, prima di farlo entrare in comunità, lo mandano a Modena presso una struttura convenzionata, Villa Rosa, per disintossicarsi. Passano sei settimane e fugge.
Torna di nuovo al SERT e si rassegna a questa "vita non vita" a base di cocktail di farmaci, solo che ad autogestirsi non ce la fa. Nel 2017 trascorrerà sette mesi presso una comunità in provincia di Parma, ma quella è una "vita da ospedale", non dinamica, quindi più dura da aggredire.

Esce e, come se non bastasse, Thomas si ammala. Gli troveranno un'infezione batterica ad un polmone e viene ricoverato per tre mesi a Genova, in terapia intensiva, ma sempre con il sostegno del Metadone. Si ristabilisce, torna a casa, ma la situazione è sempre quella che conosciamo. Il SERT lo affida ad un'altra clinica di disintossicazione nel parmense per l'ennesimo tentativo: un mese e poi fugge a Parma, con tutto quello che la città comporta.

Nel maggio del 2019 arriva così la prima overdose, sembra volontaria per mettere la parola "fine". La supera e torna in clinica, anche questa volta solo per un mese. La misura è ormai colma, sua madre decide di non accettarlo più in casa e se una mamma arriva al punto di "dimenticarlo"... bè credo sia impossibile da immaginare cosa significhi rassegnarsi a perderlo. Suo figlio si ritrova così a vivere per due mesi, da solo, a Parma. L'amore di una mamma è però smisurato. Lo trova e lo riporta a Modena per un colloquio, serve per accedere a San Patrignano. All'accettazione c'è la signora Paola, Octavia la prega in ginocchio di prenderlo. Per entrare però c'è bisogno di essere disintossicati dagli psicofarmaci prescritti dal SERT, cosi si ricovera presso una clinica convenzionata di Parma. Dopo due mesi è pronto per il grande passo.

È il 9 settembre del 2019, il giorno del suo compleanno, quando si ripresentano davanti alla Comunità di San Patrignano. Un altro colloquio e non lo trovano ancora "pronto", così lo dirigono per sei settimane a Botticella, una loro struttura, ma più piccola, con una cinquantina di ragazzi: "Per farsi le ossa e capire che le regole vanno rispettate".
Il 19 ottobre 2019, con una valigia in mano, i capelli corti e i piercing buttati nel fosso, oltrepassa la sbarra di SanPa: "Thomas, se decidi di entrare qui lascia fuori tutto quello che hai, qui dentro non avrai bisogno di niente e se hai voglia dell'ultima sigaretta… vai alla sbarra e fumala là". 

Octavia, da quel giorno non l'ha più visto, anche perché le visite sono state sospese causa Covid-19. Dovrà restare lì per quattro anni. Per ora si scrivono, con lettere tradizionali, lì niente internet, niente social, niente cellulare: "Thomas sta bene, mi racconta che lavora alla sezione parco, alle vigne e all'uliveto. Dice che di giorno non ha mai un minuto libero, ma in quel "rigore" si trova bene… lì apparecchiano i tavoli con il righello e il letto non deve fare una piega".

Arrivati a questo punto mi ripassa davanti tutto il film che mi fecero vedere a scuola "Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino", con la sola differenza che non ho ascoltato una fiction, ma vita vera, vissuta e tribolata. Octavia vuole aggiungere ancora qualcosa, a conferma che le chiacchiere e le dicerie su questo luogo non trovano fondamento: "Mio figlio è là da ormai un anno e mezzo. È la prima volta che non usa sostanze e non assume farmaci da così tanto tempo. Inoltre, non mi hanno chiesto soldi (tanto meno lo Stato paga per il suo affidamento), è guarito nel loro ospedale dall'Epatite C, gli hanno curato i denti, forniranno l'assistenza legale qualora venisse perseguito per atti compiuti in precedenza, ma non solo, lo stanno anche formando per quel lavoro che verrà. Per me è questo SanPa… quel San Patrignano che non salva solo i ragazzi, ma le famiglie".


12 Commenti
  1. Claudio Agazzi

    Ho letto questo pezzo con il cuore in subbuglio.

    Sono genitore anche io, sono un padre e so che per una madre è ancora peggio vivere una situazione come questa.

    Sono stato a San Patrignano a pranzo, è stato emozionante per me, una piccola cosa certo ma un ricordo che mi porterò sempre nel cuore.

    Quello che è riuscito a fare Thomas io non sarei riuscito a farlo. Un grande, ma non per usare un aggettivo, un grande davvero. Molti di noi hanno avuto la vita facile e facile non vuol dire stare bene economicamente, nascere in un certo luogo, facile vuol dire avere quelle caratteristiche all'interno della propria anima che riescono a proteggerti nei momenti di debolezza.

    Thomas forse non le aveva, ognuno è fatto a modo suo. E' caduto tante volte da quello che leggo ma impressiona di più le tante volte che si è rialzato, impressiona la sua forza, impressiona il dolore che avrà sentito dentro di se.

    Io quello che ha fatto Thomas non sarei riuscito a farlo, questo è certo.

    I genitori sono genitori, alcuni sono eroi, quelli veri.

    Un abbraccio

    Claudio Agazzi

  2. Patrizia

    Sono una mamma e non mi sento per niente sollevata a ritenermi fortunata per avere due bravi figli adolescenti. I genitori sono sempre gli ultimi a sapere cosa accade nella vita dei ragazzi, purtroppo quando riusciamo ad intercettare il pericolo è spesso tardi ma non per nostra negligenza ma per la chiusura dei giovani nei nostri confronti. Mi sento accanto a questa mamma e ne comprendo il dolore ma anche la sua amorevole forza. Un in bocca al lupo anche al ragazzo per affrontare il suo nuovo percorso e futuro.

  3. Zia Lia

    Muccioli ha seminato e adesso si raccolgono buoni frutti. Hanno restituito la vita a diverse migliaia di ragazzi e vedere infangato il suo nome da una serie tv che fonda il documento su qualche testimonianza è un insulto alla sensatezza. Dopo anni trascorsi lì a Sanpa mio nipote ha ritrovato la dignità, ha ripreso a studiare, ha riprovato a vivere. La mia famiglia deve tutto a questa comunità e a leggere le parole di questa mamma di ferro mi sono ritrovata in quel mondo che ho conosciuto. Sono comunque grandi e nessuno ci ha dato così tanto. Lì qualcuno non ce l' ha fatta, anche per chi è ritornato, per chi ce l' ha fatta, per chi ha voluto solo provarci. Nessuno li ha giudicati o colpevolizzati per i loro sbagli. Ricordate la parabola del figliol prodigo e dell'abbraccio incondizionato ?

  4. Octavia

    Causa Netflix, si parla molto di San Patrignano in questi giorni. Su Facebook ho letto dei commenti terrificanti in merito, scritti da persone che non hanno la minima idea né di cosa rappresenta veramente questa comunità (per i suoi ospiti, i loro famigliari e la società in generale), né che cos'è veramente la dipendenza ed il grande potere trascinante che hanno certe sostanze. Sentire parlare male di Muccioli e tutto quello che ha creato con le sue forze, vedere la comunità rappresentato in modo negativo quando rappresenta l'unica vera salvagente in mezzo ad un oceano che trascina tanta gente in fondo senza via di uscita, mi ha fatto provare rabbia, indignazione e un tocco di tristezza. Quindi, quando Gigi mi ha chiesto di raccontare la mia esperienza, non ho avuto esitazione, anzi, lo ringrazio per aver voluto mettere in chiaro che San Patrignano è un posto dove splende la luce, un posto di cui l'Italia dovrebbe andare fiera perché non ha rivali al mondo.

  5. Octavia

    Grazie, Gigi.
    Ci tengo a dire, sono a disposizione per chiunque si trovasse in una situazione simile o ha un problema con le sostanze e vuole più informazione / consigli su come fare, o semplicemente solo per sfogarsi un po'. Ho vissuto sulla pelle la sensazione di solitudine e la fatica fisica e psicologica di portare un peso così enorme senza sosta giorno dopo giorno.... Se qualcuno avesse bisogno, non esitare di contattarmi. Nessuno fa miracoli, ma a volte solo essere capiti e di grande aiuto.

  6. Maria

    Ho letto con il cuore in frantumi, so cosa é il dolore di perdere tutto ma non la speranza, so cosa significa crescere da sola due ragazzi e arrivare in quella età in cui come genitore non vali niente ma questa lettura credo sia il massimo della sopravvivenza dell'amore incondizionato e non posso che augurare il meglio a lei come madre e donna ma anche a suo figlio che cmq dopotutto lotta per avere una chance e il mio più ringraziamento a questa SanPa per esistere. Grazie anche a te per raccontarci la verità di questa storia , di una vita che credo meriti di più di qualsiasi altra di essere vissuta.grazie e di cuore e un in bocca al lupo di cuore

  7. Branzone

    Tutto questo succederà finché i politici capiranno che penalizzare le droghe funziona solo a favore delle mafie. Ci vuole curare e aiutare, non condannare.

  8. Stefano Bruschi

    …che tristezza… oggi tutto deve essere spettacolarizzato solo per fare cassetta, non ci si ferma di fronte a nulla …

    Ed ecco abili mestieranti rimestare nel torbido con la tecnica vigliacca del dire e non dire ma lasciare aperta la possibilità di immaginare, naturalmente, il peggio !
    In tal modo, Ponzio Pilato insegna, me ne lavo le mani e nessuna responsabilità può essermi inputata.

    Gigi ha già riportato una bellissima e tragica testimonianza che non richiede alcun commento ma che merita solo di essere letta e riletta fino a consumare le parole.

    A chi volesse anche un altro riferimento valido e chiaro su che cosa ha rappresentato e rappresenta San Patrignano, consiglio di leggere il libro “Tutto in un abbraccio” del giornalista Giorgio Gandola.
    In poche pagine, chiare, semplici esaurienti ed esaustive è racchiusa la storia della “quercia” Vincenzo Muccioli che per circa 15 anni si identifica con al storia di San Patrignano e poi prosegue fino ai giorni nostri continuando a narrare della “più importante comunità di recupero dalle tossico dipendenze in Europa”. Comunità che in 42 anni ha salvato 26.000 (ventiseimila) persone …

    Grazie Gigi di aver voluto spezzare una lancia a favore di chi lottando contro ogni conformismo è riuscito a creare, questa sì, un’eccellenza veramente tutta italiana.

  9. LINA PISCINA

    San Patrignano è una "opera d'arte" che veramente ridona la vita a ragazzi spezzati... io sono stata ospite in giornata quale invitata da mio cugino che ha vissuto là 4 anni prima di ritornare alla vita e posso dire che una delle cose più belle che ho visto in vita mia!
    Grande SanPa, grandissimi... e grazie di ciò che fate tutti i giorni per i nostri ragazzi nonostante i commenti esterni.
    Grazie Lina

  10. Virgy

    Un racconto che strappa il cuore, la signora è una mamma speciale, una mamma che ha saputo combattere per il bene di suo figlio. Grazie Gigi, un grazie alla signora Octavia per averci insegnato che bisogna combattere, senza paura. Un abbraccio forte a lei e a Thomas ♥️

  11. Paolo il "Mura"

    Io credo che a questo mondo esista solo una grande chiesa, che passa da CHE GUEVARA e arriva fino a MADRE TERESA, passando da MALCOLM X attraverso GANDHI e SAN PATRIGNANO, arriva da un prete in periferia che va avanti nonostante il Vaticano

  12. Lucia

    L'ultima puntata ieri sera. L'ho trovata una bella serie, insolita ma poco obiettiva, che presta il fianco al pubblico generalista e all'attenzione di alcuni, a partire dalla coppia Walter e Andrea Delogu che non potevano comportarsi peggio di come hanno fatto e senza un minimo di riconoscenza. Combattere la droga deve essere una sfida incondizionata e lontano dai riflettori, come si usa per la vera beneficenza. Il dinamismo di questa comunità è una reale risposta a chi tenta di sporcarla ma si sa che la perfezione non è umana.

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