Ghelfi in versi

L'ex maestro elementare Emanuele Ghelfi ha esposto al pubblico le sue composizioni poetiche
L’Associazione artistico-culturale Serpaglio Lichtenberg, da quest’anno, inserisce una nuova serie dal titolo “Autoctoni” tra gli eventi delle sue attività. Il primo incontro ha avuto luogo il 24 dicembre a Bedonia con le poesie dell'ex maestro elementare Emanuele Ghelfi, che ha letto al pubblico le sue composizioni poetiche. Tra i presenti, anche l'amico Marino Manfredi, che ha voluto dare questa testimonianza.
 
Siamo al bar Masala, e ci siamo ritrovati per ascoltare le poesie composte da Emanuele Ghelfi. Tra le altre persone, al mio fianco, c’era anche Gigi Cavalli, al quale prospetto subito l’idea di fare conoscere, attraverso il blog Esvaso.it, le composizioni di Emanuele. Suggerimento che ha accolto con piacere, anche perché, tra gli intervenuti, uscivano diverse proposte di dare anche un seguito “cartaceo” a quanto si era appena ascoltato.

Emanuele Ghelfi, per me, è il Syd Barret locale. Uomo di grande complessità, caduto molte volte, ma altrettante volte rinato dalle sue stesse difficoltà, quelle relative alla depressione.
Sono un suo amico, ed è anche per questo motivo che, nel suo periodo nero, andai a trovarlo, per sincerarmi delle sue condizioni. E devo dire che, purtroppo, l’istituto sanitario in cui era ricoverato sapeva più di prigione che di ospedale.

Emanuele è stato un maestro elementare di raro acume, ed ora svolge la funzione di bibliotecario e spesso si diletta in poesie e canzoni. Uomo incapace di odio, dotato di una sensibilità fanciullesca, quasi assimilabile alla poetica di Pascoli, non nega mai un aiuto a nessuno e, pur avendo avuto una vita ricca di ombre e lutti, trova spesso la via del riscatto. In lui, infatti, le emozioni prendono corpo sia dalla sua luce che dalla sua ombra: e così, se troppo forti, possono o portarlo in estasi o spingerlo nella disperazione. In un mondo nel quale regna l’indifferenza, sapersi emozionare diventa quasi una colpa!

Essendo un amico di lungo corso di Emanuele, avrei mille aneddoti da raccontare su di lui. Certi sono troppo personali per essere riportati, perciò mi limiterò solo ad alcuni altri. Ricordo, per esempio, quando accompagnava in Sardegna dei ragazzi a trovare il loro padre disabile, accudendoli come fossero suoi nipoti; quando voleva sposare una donna sudamericana pur di dare un futuro in Italia a lei e al figlio; il tempo in cui praticava il “naturismo” al lago del Groppo, vestito da indiano; ancora, quando era “perso” dietro a un corteggiamento improbabile verso una ragazza conosciuta in un un’isola delle Canarie...

Eppure il ritratto di Emanuele sarebbe troppo semplificato e incompleto, senza accennare che periodicamente egli cade in “fasi monotematiche”, quasi sempre influenzate dalla sua profonda religiosità: tant’è che, in quei giorni, mi chiama mille volte al telefono, ma per comunicarmi la stessa cosa, per lui di vitale importanza. Troppe volte definiamo una persona come “strana” perché al di fuori dei nostri canoni di “normalità”, ma sapendo poco o niente di lei.
L'atmosfera di quel pomeriggio, così intensamente dedicato alla sua poesia, mi ha riportato istintivamente ai tempi del liceo, quando leggevo Storie di ordinaria follia di Bukowski e ascoltavo Shine On You Crazy Diamond dei Pink Floyd.

Video: due delle sue poesie


La lettura al bar



6 Commenti
  1. NDM

    Emanuele (per gli amici di vecchia data Boero) è una persona dalla rara sensibilità e complessità con la quale ho avuto la fortuna di crescere insieme. Fin da adolescenti ci siamo trovati più volte a filosofeggiare sulla vita e sulle dinamiche dei rapporti tra le persone. Vederlo oggi, ma ormai da diversi anni, combattere costantemente tra periodi alti e bassi che spesso si alternano anche da un giorno all'altro, mi provocano dispiacere ma allo stesso tempo mi rincuora perché conosco la sua capacità di superare le avversità senza mai rassegnarsi fino in fondo.

    È sempre bello ritrovarci e fermarci a parlare entrando nel suo mondo, che in parte è un po' quello di tutti. Penso che il contesto nel quale ci troviamo ci porta a celare i nostri sentimenti: rabbia, paura o emozioni positive, dimenticando appunto il fanciullo che è in noi. È impossibile non volergli bene o tenere al suo benessere e conforta sapere che ha persone vicine a lui che gli dedicano tempo, gli porgono un orecchio e gli tendono una mano.

    Un articolo lo dedicherei anche a persone come queste, che in più occasioni si è dimostrato un amico e con persone in difficoltà. Questa persona, che personalmente conosco poco, lo definisco un Keanu Reeves della valle, che sta sempre dalla parte dei più fragili.
    Finché ci saranno amici come lui, per l'umanità c'è ancora speranza. Grazie davvero.

  2. Enrica

    Condivido pienamente quanto hai scritto di Emanuele per me un caro alunno. Sensibilità d'animo, umiltà, rispetto e altruismo non si possono comperare e poche sono le persone che le posseggono ma riescono a macchia d'olio raggiungere obiettivi sorprendenti. Bravo Niki un abbraccio forte con affetto.

  3. Giulia

    Riconosco Emanuele in questo bellissimo ritratto che ne è stato fatto.

    Questo amico, che ha qualche anno più di me, l'ho conosciuto nella mia compagnia perché "bazzicava" spesso con noi in Canonica ai tempi di Don Pietro. Ho sempre apprezzato l'arguzia della sua ironia e autoironia e soprattutto la sensibilità verso gli altri.

    L'ho conosciuto meglio in un momento di grande difficoltà per me. Emanuele ha sempre avuto il coraggio di stare vicino a chi vive la sofferenza. È una dote molto rara nelle persone, a volte è più semplice allontanarsi....

    Ti ringrazio, Emanuele, per la tua generosità e autenticità. E per le tue poesie stupende, che parlano di te ma un po' di tutti.


  4. Sonia

    Lo premetto che non conosco il signor Emanuele Ghelfi ma trovo il racconto che caratterizza il poeta con brutale schiettezza, schietto e delicato, fragile e duro.

  5. Luca

    Dedizione. Costanza. Metodo. Ho avuto per mano le cose scritte da Emanuele, e c’è un’unico filo rosso che le tiene tutte insieme: la speranza. La scrittura allarga sempre gli orizzonti. E nel nostro tempo, dove ci sono più tramonti che nuove albe, esperienze come queste fanno bene a chi scrive, chi legge e al territorio che ospita gli uni e gli altri.

  6. Bianca Maria Rizzi

    Ho conosciuto bene Emanuele Ghelfi da soli tre mesi, o meglio: sapevo chi era già da anni, essendo un buon conoscente di mio fratello Piero, ma non ci eravamo scambiati se non poche parole.

    Entrò nella bottega di Bedonia dove era ancora allestita la mostra del nostro festival "Arte Kunst Valtaro Valceno", ad ottobre. In seguito, ci mandò la sua raccolta di poesie, e ci rendemmo conto di quanto sia una persona profonda e capace di trasmettere le sue emozioni, ma anche di quanta fede in Gesù alberghi in questo uomo.

    Io e mio marito notammo che si può discorrere con Emanuele per delle ore, perché egli ha tante conoscenze in vari ambiti ed è in grado di ascoltare, virtù rara di questi tempi. Siamo alquanto contenti, quindi, che tra le nostre conoscenze bedoniesi ci sia anche lui!

    E così abbiamo pensato, attraverso la nostra associazione Serpaglio Lichtenberg, di sostenere la divulgazione del suo operato tramite alcuni incontri pubblici, dove egli abbia modo di essere apprezzato per quello che scrive. Tanto autobiografico quanto puro, proprio come è nell'animo di un vero artista.

    Della sua storia personale non so quasi nulla, ma lo apprezzo per quello che è ora. È comunque un combattente, che, come dice il suo amico Marino, ha mantenuto lo spirito del fanciullo. Penso che sia uno stato, quello di restare sempre un poco bambini, che dovrebbero mantenere tutti gli uomini. Penso che, se anche i malgovernanti e i potenti del mondo odierno si rammentassero della loro infanzia e di come erano, non saremmo ad un punto così critico della storia umana.

    Sono rimasta stupita del suo linguaggio, che è aulico e, allo stesso tempo, sa trasportare in mondi altri, i suoi mondi.

    Vi faremo sapere attraverso il bel blog di Gigi dove vedere e ascoltare Emanuele in futuro.

    Tanti saluti

    Bianca Maria

    P.S.: ho utilizzato volutamente, dove possibile, il passato remoto, perché è come ritrovare un tesoro nascosto della nostra meravigliosa lingua a cui nessuno dà più il suo valore.

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