25 dicembre 1916

La lettera di Natale inviata dal fronte alla propria moglie un secolo fa
Vittore Belli e Maria Belli, durante il primo conflitto mondiale, comunicarono tra loro con l’unico mezzo a loro a disposizione: la carta. Lo scambio epistolare in questi due anni e mezzo fu intenso, quasi incredibile. I due coniugi si scambiarono 479 lettere, in pratica si scrissero mediamente ogni due giorni. È una storia di vita reale raccontata e vissuta da un soldato-contadino e dalla moglie-casalinga, entrambi originari di Masanti, nel Comune di Bedonia.
In quelle parole scritte con pennino e inchiostro, colmando minuziosamente ogni spazio bianco del foglio, si narrava di vicende famigliari, spese e figli, ma soprattutto d'amore, quello che teneva legata la famiglia attraverso il filo della speranza.
Tra queste ce n’è una scritta esattamente 100 anni fa, nel giorno di Natale.
 
Mia cara moglie ti fo sapere che oggi stesso e il santo Natale ho che dolore io sofro a essere così distante e il secolo che si troviamo ho che tristi anni per noi qui quei che anno la sua gente vicino sono venuti appasare il natale in sieme a suo marito in vece per noi e un giorno di pianto io mi metrei in un angolo e non farei che piangere la mia cosolazione e che ascrivere ate ai miei tanto cari chi sa lanno venturo come sara sara peggio sara meglio non sisa.
Ho Dio di misaricordia fate fenire questa striste guerra e fatecine riunire ancora come eravamo prima in sieme alla mia tanto cara moglie e figli cari che tanto mi amano il suo marito e padre ho Dio quante geme e lacrime per i suoi cari preghia di Cuore i cuori di immacolata di Gesù e di Maria che si possiamo ancora raggiungere in sieme noi tutti sani e salvi oggi per essere il santo natale non ne fanno mica itruzione.
E me sto qui incamerata il mio pensiero rivolto a voialtri cari il mio cuore geme e lacrime per i miei cari ho chi sa se avremo più la grazzia di rivedersi ancora.
Cara moglie tifo sapere che oggi medesimo sono uscito fuori in sieme con uno di Bedonia e siamo andati alla messa grande de mezogiorno e in chiesa medesimo il mio povero cuore non si poteva tratenire a versare lacrime poi siamo usciti e siamo andati a mangiare un poco in una osteria il rancio non siamo nemeno andati a prenderlo oggi il governo a pasato a mezzogiorno. Pasta e sciutta ma io non ho nemeno sagiato e questa sera cie unpo di carne poi ti fo sapere che alle due era la ritirata la mia consolazione ascrivere alla mia mata sposa.
Cara moglie quando miscrivi mi farai sapere se ciai messo qualcosa dentro nelle scarpe alla vigilia di natale ai nostri cari banbini cose anno detto ho fanno proprio crepare il cuore e guarda da non farti vedere a piangere che non si prendono qualche fastidio.
Firmo tuo affezionatissimo marito Vittore Belli ciao bacio tanto caro. 

Ha collaborato a questo post:

LINK: la storia di Vittore e Maria


5 Commenti
  1. Roberto pavio

    Racconto struggente e commovente. Viene spontaneo chiedersi se quell'uomo sia riuscito a riabbracciare moglie e figli.
    roberto

  2. Lorella Aviano

    E' un ricordo particolarmente bello e commovente la lettura che abbiamo fatto lo scorso anno in biblioteca di alcune lettere del periodo di guerra. Questa sul Natale non la conoscevo: fa riflettere su cosa era il Natale in quei tempi. Bellissima!

  3. Barbara Cavalli

    Storie di vita vissuta, noi non possiamo nemmeno immaginare cosa possano aver passato, povera gente!!!

  4. Dolores

    Struggenti parole d'amore dove la malinconia, il dolore della lontananza e del distacco si trasformano in preghiera per il bene dell'altro. La delicatezza di quel soldato, di quell'uomo che desidera sapere se i suoi figli sono rimasti sorpresi dei doni nelle loro scarpette riempite 'dau Bambèn', ma prega la moglie di non farsi vedere piangere dai figli che teme soffrano....
    Non possiamo immaginare cosa avranno passato i nostri nonni al fronte(io avevo nonno Giuseppe detto Pinon di Bulè e nonno Giacomo di Pariòti di Scopolo in guerra nel Monte Grappa)e le loro mogli a casa ad aspettare e pregare per la loro salvezza e il loro ritorno....
    Possiamo e dobbiamo trasmetterlo alle loro generazioni, seguendo i loro esempi di amore, rispetto ed abnegazione:glielo dobbiamo...

  5. Remo Ponzini

    Sembra inverosimile eppure lo scrivere era l'unica forma di comunicazione. Ma la cosa che sbalordisce, nello specifico, è la quantità di lettere scritte. Veramente abnorme. Io preferirei farmi qualche anno di carcere piuttosto che subire una condanna a scrivere quasi 500 lettere. Questo ci fa capire, fra l'altro, quando amore ci fosse in questa coppia. Certamente, anche per quei tempi, fu senz'altro un caso senza precedenti. Praticamente irripetibile.

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