C'era una volta la campagna elettorale
Le sfide del passato erano uguali a quelle di oggi o qualcosa è cambiato?
Inizia con il raccontarmi che i partiti nazionali (DC, PSI, PCI, PLI) usavano fare le liste con il proprio simbolo anche nei piccoli paesi come Bedonia. La Democrazia Cristiana, sempre presente fin dalla sua creazione e sempre con la maggioranza assoluta, si spaccò per la prima volta negli anni ’60. Le due “correnti” fecero fuoco e fiamme, ma, alla fine, nessuna ottenne per sé il simbolo crociato.
Un’altra forza politica radicata in zona era il Partito Socialista Italiano, il quale si ispirava al “radical socialismo” del Senatore bedoniese Primo Lagasi e la frazione del Comune con più sostenitori era Cavignaga.
Il Partito Comunista Italiano, invece, aveva pochi simpatizzanti. Nel nostro territorio non c’erano fabbriche e i molti mezzadri locali avevano poca dimestichezza con le teorie dei partiti nazionali… la televisione serviva solo al giovedì per vedere Rischiatutto. Altro fattore rilevante era la “scomunica” per chi professava la dottrina comunista, nelle chiese e nei confessionali era, infatti, presente il cartello con indicate le regole base del buon cristiano, dettami imposti da decreto del Sant’Uffizio (vedi allegato).
Così come i “Comunisti”, anche gli iscritti al Partito Liberale Italiano non erano molti, sempre per la mancanza di industriali o grossi possidenti terrieri.
Cinquant’anni fa le campagne elettorali erano avvincenti, molto sentite e impegnative: non c’erano le tecnologie moderne, quindi era un lavoro duro in cui tutti erano coinvolti, non solo i candidati, ma anche i molti simpatizzanti. I partiti nazionali, che disponevano dei soldi, pagavano tutta la campagna elettorale per la propria lista: manifesti, auto e le trasferte nei paesi, compresi i molti rinfreschi a base di pane, salame e vino: “Da questo menù capisci bene che le donne non partecipavano a questi comizi”.
Ogni lista aveva un proprio delegato per rappresentare la propria frazione poiché il candidato, solitamente, non andava personalmente di casa in casa, ma si affidava alla perseveranza di amici, parenti e persino morose, mentre la Democrazia Cristiana aveva dalla sua parte anche i parroci, allora presenti in ogni paese.
Tra questi “addetti ai lavori” si raggiravano anche i “galoppini”, in altre parole quelle persone pagate dal partito per aggirarsi in paese e nelle frazioni (spesso a piedi) per insegnare a votare e orientare i votanti. Bisogna ricordare che molti di questi elettori erano ancora analfabeti e poco pratici a compilare le schede elettorali: “Ricordo che allo spoglio molti voti erano annullati per via delle schede pasticciate”.
Il sabato mattino, giorno di mercato, si facevano i “discorsi” e gli oratori erano inviati direttamente dai partiti per presentare i programmi e i candidati in lizza. I luoghi più ambiti per rivolgersi agli elettori erano sempre gli stessi, quelli più in vista e attorno alla chiesa: il balcone sopra la bottega di frutta e verdura di “Milán” e quello sopra il negozio di abbigliamento della Sonia Mutti.
Nell’ultimo venerdì di campagna elettorale i comizi erano invece allestiti presso il cinema Orfeo, a Las Vegas, nella piazza antistante al palazzo comunale o sulla Costa da ”U Rissü”, e in base all’abilità oratoria del candidato Sindaco e al numero di persone presenti si poteva già prevedere il risultato.
Negli anni ’70 in lista si presentarono anche due donne con lo stesso cognome (forse per confondere?): Maria Federici Lagasi con lo “Scudo crociato” capeggiato dal dottor Giovanni Bruschi e Maria Mazzocchi Federici nella lista “Fedeltà e Rinnovamento - Fidem servavi”, passata poi agli annali come quella del “Libro”, e capeggiata dal maestro Renato Cattaneo. La lista, poiché “Civica”, si autotassò la campagna elettorale con 10.000 Lire a testa, mentre gli striscioni in tessuto e il simbolo furono eseguiti dall’abilità di giovani simpatizzanti locali, invece i materiali come manifesti, stoffa, vernice, pennelli, colla e altro occorrente furono donati dai vari candidati/commercianti.
Quell’occasione fu la prima dove la DC andò in minoranza poiché il “Libro” la sbaragliò.
Maria Pina, avendola vissuta in prima persona all’interno del seggio, mi ricorda che fin dall’inizio dello spoglio la circostanza si mostrò evidente e vittoriosa. Per mezzo dello scrutatore “Comunista” Achille Soldati, arrivato poi a leggere le ultime schede sul fondo dell’urna, quindi quelle dei primi votanti “Libro, Libro, Libro, Libro, Libro…”, aggiunse: “Custe chéi i èn tütte culle donne da messa primma. E g'ò pura che anca stavôta l'émma ciapè in te cullu postu”.
Ha collaborato a questo post:
Chissà se anche Bedonia avrà avuto i suoi Peppone e don Camillo...mentre leggevo mi sembrava di rivedere i film: "Ricordate, dentro la cabina elettorale Dio vi vede, Stalin no!"
Ho dubitato che nella tua recente rivoluzione potesse entrare anche Esvaso ma noto con piacere che così non è
Caro Gigi, grazie per questo bel pezzo.
Hai tratteggiato un mondo che per molti è un passato lontano e per altrettanti qualcosa di mai visto.
Rispetto ad allora è cambiato tutto. La politica era impegno, sacrificio, studio, militanza. Non arrivavi a cariche di rilievo (consigli provinciali, regionali o al Parlamento)se prima non avevi fatto la gavetta. I comunisti si formavano nelle sezioni, nel lavoro di fabbrica, tra i braccianti. I democristiani nell'Azione Cattolica, nelle associazioni assistenziali e del volontariato.
Il tratto comune dei grandi partiti di massa era la loro vocazione, per così dire, pedagogica. Essere comunisti o democristiani o socialisti (molto meno repubblicani o liberali) significava sentirsi di appartenere a una visione del mondo,guardare con certe "lenti" il mondo, piuttosto che con altre. Stare da una parte o dall'altra signficava pensarla diversamente sui rapporti sociali, sul come realizzare equità e giustizia. C'era anche maggiore consapevolezza del fatto che nello Stato esistono sia diritti che doveri.
Tutto questo non esiste piu'. Oggi il voto è solo di opinione e non piu' di appartenenza. Anche i politici sono altra cosa e il cambiamento non è certo in meglio. Ovviamente bisogna rifuggire dalle generalizzazioni, ma la tendenza è questa.
Anna i due formidabili protagonisti di Guareschi sussistevano anche a Bedonia ma la differenza sostanziale in questa tornata elettorale è stata quella di percepire nel ruolo del nostro Don Camillo anche la propaganda solitamente espressa per bocca di Peppone. Insomma una persona per due ruoli.
Il candidato non andava di casa in casa?
io me ne sono ritrovato qui uno, e sono l'unico abitante della frazione.
mi ha anche promesso qualcosa di non richiesto, se mantiene la promessa, mi toccherà dirgli che non l'ho votato ;)
Ho ascoltato spesso i racconti della lista del "Libro" da mia nonna Maura. Fu una piccola rivoluzione per Bedonia. Se non sbaglio mio zio Guglielmo fu vicesindaco. Mi pare sia lui alla destra del sindaco Cattaneo, nella foto di gruppo. Come sempre, interessantissimo Esvaso.
Quante volte ho sentito i racconti di queste elezioni. Non ricordo però di averli sentiti da Papà, sempre dalla "First Lady". Credo fossero davvero campagne elettorali molto dure, senza esclusione di colpi spesso, molto spesso, colpi inferti senza scrupoli sotto la cintura. "Libelli" che giravano "canzonando" (uso questo termine leggero, ma le cose scritte leggere non erano) questo o quel candidato cercando di screditarlo umanamente e non come politico. Non oso pensare se ci fosse stato FB...
Il periodo storico era diverso certo, la società stava cambiando... e la rivoluzione toccò a modo suo anche Bedonia. Immagino che per una lista di fondamento democristiano, vedersi tolto il simbolo fosse un torto non da poco. La vittoria del "libro" fu una specie di Plebiscito, immagino con conseguente forte arrabbiatura da parte di chi il simbolo lo aveva conservato... un passato che poi come sappiamo bene così passato non è.
Le campagne elettorali riservano sempre sorprese, arrabbiature, rotture di rapporti e riprese di altri rapporti interrotti in precedenza mai come in questi casi occorre ricordare che "history repeating", ed è normale sia così. Passi avanti se ne fanno tanti, a volte qualche inciampo, ma importante è non fermarsi (punto di vista personalissimo).
Io personalmente ricordo Guglielmo Mazzadi un nonno per me, Valerino Reghitto e Carlo Rolleri, li ricordo in particolare, ma non dimentico anche tutti gli altri. I ricordi più belli però Emanuele li ho dei viaggi a Parma con tuo zio Guglielmo e mio papà, e quando andavo in Gelana e stavo un po' con la Lina. Insomma a volte anche in politica si creano amicizia e rapporti che durano sempre.
IL VOTO DI APPARTENENZA E' UNA STRONZATA.
iL vOto deve essere di oPINIONE.
lA lIBERTA' (gaber)
vorrei essere libero, libero come un uomo.
Vorrei essere libero come un uomo.
Come un uomo appena nato
Che ha di fronte solamente la natura
E cammina dentro un bosco
Con la gioia di inseguire un'avventura.
Sempre libero e vitale
Fa l'amore come fosse un animale
Incosciente come un uomo
Compiaciuto della propria libertà.
La libertà non è star sopra un albero
Non è neanche il volo di un moscone
La libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione.
: Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come un uomo che ha bisogno
Di spaziare con la propria fantasia
E che trova questo spazio
Solamente nella sua democrazia.
Che ha il diritto di votare
E che passa la sua vita a delegare
E nel farsi comandare
Ha trovato la sua nuova libertà.
La libertà non è star sopra un albero
Non è neanche avere un'opinione
La libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione.
La libertà non è star sopra un albero
Non è neanche il volo di un moscone
La libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione.
: Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come l'uomo più evoluto
Che si innalza con la propria intelligenza
E che sfida la natura
Con la forza incontrastata della scienza
Con addosso l'entusiasmo
Di spaziare senza limiti nel cosmo
E convinto che la forza del pensiero
Sia la sola libertà.
La libertà non è star sopra un albero
Non è neanche un gesto o un'invenzione
La libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione.
La libertà non è star sopra un albero
Non è neanche il volo di un moscone
La libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione.