U pransu di diseredèi

Durante il periodo natalizio veniva offerto il pranzo all'osteria per i più bisognosi
La "storia" che mi racconta oggi Maria Pina riguarda il pranzo natalizio offerto alle persone anziane, quelle sole e indigenti, un gesto premuroso andato avanti fino alla metà degli anni ’70.
Ascoltando questo aneddoto ci ho trovato un’analogia con il momento che stiamo vivendo ora. Sono passati più di quarant’anni, ma questa sorta di “soccorso” è ancora attuale, è cambiata la forma, ma non la sostanza e la recente colletta alimentare ne è la prova concreta, fino allo scorso anno si inviavano i beni raccolti ai Paesi disagiati, oggi invece rimangono in loco per sopperire ai nostri bisogni.

E così che presso alcune trattorie storiche di Bedonia, da Soffientini 'u Piazentéin, da 'u Giuvachéin e prima ancora da 'u Bindeléin, veniva offerto un ricco pranzo di Natale, soprannominato 'U pransu di diseredèi, ed era offerto dall’Amministrazione Comunale, con l’aiuto delle Dame di Carità, il tutto coordinato dalla "Suor Superiora" dell’asilo infantile.

Un assiduo ospite di questi convivi era Richetto, 'u Richettu, figlio du Papalettu, altra tipica figura bedoniese, ricordata anche dal Senator Lagasi nel suo libro “Il mio Paese”.
Richetto era alto come il Re, misurava solo 153 centimetri e il suo nome di battesimo era Enrico Longhi, così, presentandosi, diceva sempre: "Sono Longhi ma in compenso sono curto". Aveva combattuto nella prima Guerra Mondiale perché "alto" come il Re Vittorio Emanuele III, anche se nel frattempo era stato incarcerato come disertore.

Nel pomeriggio di Natale, dopo il pranzo, Richetto si recava da 'u Peritu, altra storica osteria del paese, e lì riportava i dettagli del suo pranzo: "Son stè au pransu di diseredèi, emma mangè anuléin in brodu, lessu e 'u panetón. Gh'era 'u lessu ma l'era dûru... u pièva ch'e man, u brunchèva ch'i denti e ghe diséiva: 'Ti t'è durü ma mei son tirànu!'. Ho fatu cumme 'i Unurevuli a Montecitoriu, cumme u diséiva 'u Senatù Lagasi: Pe' fenì 'u brodu i se purtèvena fin 'u piatu a-a bucca".

E anche quest’ultimo passaggio, lasciatemelo dire, è uno specchio dei giorni nostri!

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8 Commenti
  1. Amelia

    Ci vorrebbe anche adesso secondo me.... se va avanti così l'anno prossimo di sicuro

  2. Mingio41

    Bellissimo articolo!!!!!!complimenti e TANTI CARI AUGURI A TUTTI!!!!!!

  3. Peppino Serpagli

    Vedendo la foto dell'antica locanda Soffientini e la citazione di "u Peritu" (che paremi desse anche alloggio, come ad alcuni miei professori alle medie non statali del maestro Rossi), mi vien da chiedere a Gigi e Maria Pina un favore: un bel reportage sugli antichi alberghi di Bedonia. In primis Pansamora ed "E Palanche" (Biolzi), che in tempi antichi si trovava dove ora c'é il Moretto. L'edificio di Pansamora sta cadendo a pezzi, ma un tempo era molto quotato e ben frequentato. Tanto che, se ben ricordo, vi si tenne un pranzo favoloso per il matrimonio di Angelo Carpani e Tecla Curà, quando la famiglia Carpani era una delle più in vista e benestanti di Bedonia. Auguri a tutti.
    Peppino Serpagli (Mi)

  4. Odetta

    Bellissimi ricordi.Tanti auguri di un Sereno Natale.ciao ciao...

  5. Dario Temperino

    Sembra un quadretto del tempo andato, non fosse che tali scene si vedono oggi ad ogni angolo delle nostre città per tutto lo Stivale..., in un Natale senza fine..., che speriamo possa tornare a circoscriversi al più tradizionale e scintillante fine... dicembre...

  6. Brontolo Né

    Vi è una bella ... anzi brutta, differenza tra quei tempi ed i nostri, quest'anno ho visto i poveri riempire i supermarket; non gli indigenti , i poveri !
    poveri di denaro ? Anche! ma non solo ... molto poveri di spirito . Ho visto gente urlarsi contro per il posto in fila alla cassa , ho visto leticare fuori dai binari la gente per un barattolo e altri per una busta di salmone, li ho visti urlarsi contro per il parcheggio ... l'ho visto prima io ! Ho sentito urla disumane ad uno che in fila per il rifornimento ha cambiato fila per un'altra più corta e potrei continuare a lungo la lista, ma tanto avete già capito che voglio dire che la rabbia pervade i vari ceti . Ho incontrato un amico e gli ho detto : ciao anche tu a comprare i regali ? ho dato il via ad una valanga di ragionamenti , si era li a fare acquisti perché doveva , non ne poteva fare a meno , ma ne avrebbe voluto fare a meno molto volentieri, questo in sintesi e depurato dal turpiloquio, l'acquisto di quei doni gli davano sofferenza , non voleva più regalare nulla a nessuno , il piacere di donare trasformato in sofferenza ed esasperazione . Casi limite ? no ! molto meno al limite di quanto non si possa credere , specialmente nelle grandi città ove la vita è assai più cara .
    Pensiamo che le famiglie si siano impoverite ? si è vero , ma non solo , quel che è peggio è che si sono inaridite .
    Speriamo in anni migliori ? si certamente , ma è assolutamente necessario agire in contemporanea su diversi punti essenziali non ultimi i valori che noi riteniamo fondanti , ma francamente non vedo chi in concreto abbia veramente intenzione di agire in questa direzione .
    ho scritto quello che penso non prima del S. Natale , non prima il giorno di Santo Stefano , ma subito dopo perché non ho voluto pensarci e vivere questi due giorni come se tutto andasse bene , ma 15 minuti dopo la mezza notte non posso prorogare più a lungo il mio stato d'animo in standby.
    Prima sono stati tolti i valori del S. Natale ed è rimasta la parte consumistica , ora togliendo anche la parte consumistica la gente da di pazzo ! E non finisce qua!
    Dico speriamo bene , dico tanti auguri a tutti , ma servono a poco se non si cambia veramente registro .

  7. Paolo Guerra

    Post molto bello e attuale, purtroppo. grazie Gigi e buone feste

  8. Remo Ponzini

    Ricordo molto vagamente i periodi citati nel servizio. Non perchè la mia memoria mi abbia abbandonato ma a quei tempi (dagli anni sessanta in poi) queste elargizioni venivano fatte con molta discrezione per evitare che i beneficiari potessero imbarazzarsi del loro status.
    Allora esisteva il pudore e la solidarietà veniva dispensata con modi quasi carezzevoli , spontanei e senza alcuna ostentazione.

    Ma non c'erano solo i pranzi citati. Erano gli anni in cui esisteva l'ECA (Ente Comunale Assistenza) e questa istituzione pubblica locale si occupava di distribuire ai poveri, con una cadenza periodica, delle piccole somme per aiutarli ad affrontare i bisogni primari. L'elenco era molto più lungo di quanto si possa immaginare e riguardava centinaia di persone. Venivano a riscuotere in banca con una cartolina, emessa dalla ragioneria comunale, in cui c'erano i riferimenti per il cassiere (ero io).

    Un'altra forma di assistenza, molto particolare, in uso a quei tempi erano le “cedole baliatico”.
    Era una sorta di appoggio, modestissimo, a favore delle ragazze madri abbandonate al loro destino da degli uomini irresponsabili. Allora, nell'ambito sessuale, tutto quello che avveniva fuori dal matrimonio era considerato estremamente peccaminoso e vergognoso. Erano additate al pubblico ludibrio come delle Maddalene. Povere donne, mi viene da pensare. E la carità Cristiana della Chiesa ??? Penso che il San Francesco d'Assisi avrebbe provato orrore. Lascio a voi risposte e considerazioni.
    Comunque erano delle cedole con su scritto un importo (ridicolo) da pagare che avevano però il pregio (si fa per dire) di poter essere riscosse anche da terze persone evitando il “ludibrio” di presentarsi personalmente a cui ho fatto cenno.

    Ora viviamo in un mondo dove gli usi ed il costume si sono ribaltati. Ma l'incubo della povertà è tornato ad affacciarsi con prepotenza. Preoccupa però, come ha rilevato Brontolo Ne, “l'aridità” dell'animo umano. C'è molto meno condivisione, soffocata dall'egoismo e dall'invidia. Ma io penso che il pessimismo un po' tetro che anch'io ho manifestato, avrà un termine e che torneremo a vedere quel bel colore “ roseo” all'orizzonte foriero di tempi migliori.


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