
Ho partecipato ad un pranzo decisamente fuori dal comune, infatti per la prima volta più di ottanta bedoniesi, nel senso stretto del termine di “ pievaschi ”, sono riusciti a sedersi alla stesso tavolo.
L’idea originale è nata ad Aronne Biasotti, senza dubbi durante una breve pausa lavorativa, e poi vagliata e organizzata da Bruno Cavalli e Gino Biolzi all'ombra del campanile.
Sì, mi ha fatto veramente piacere aver preso parte a questa sorta di ritrovo, allestito presso una sala del castello di Compiano, dove si parlava solo in dialetto, si ricordavano persone scomparse e si narravano fatti accaduti decine d’anni fa tra le vie della “Pieve”, ovviamente non sono mancati accenni alle solite storie incredibili attribuite a partigiani, tedeschi e mongoli.
Ho anche notato una cosa singolare perchè oggi un po’ atipica, che tra i vari tavoli non si parlava di rivalità, di gelosie o di cattiverie, ma tutti ricordavano e si comparavano in maniera corretta e serena, proprio come era uso tra i bottegai e la gente di una volta.
Anche il menù è stato scelto in base alla cucina tradizionale bedoniese, infatti Peppino (Biolzi) ci ha deliziati con: Turta de risu, de patète e d'erbétte; Bomba de risu cu' i pissòn; Ròstu de vedellu cu' e patète au furnu; Busèca; Bussilàn/Canestrellu c'u levèu.
Non vorrei però essere stato nei panni dello chef Peppino, con tutte quelle donnette esperte di cucina sarebbe stato praticamente impossibile passare indenne l’esame culinario… mi sembra di sentirle parlare sottovoce con la propria vicina e soppesare valutazioni, dosi e uso degli ingredienti di quei piatti tanto conosciuti, ma che mangiati “ föra de cà ” hanno il potere di stuzzicare non solo l’appetito.